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68esima Settimana Liturgica Nazionale

Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto [1]

Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto

“Penetrare tutto il pensiero e sapere umano con il Vangelo. Non parlare solo di religione ma di tutto parlare cristianamente” (Beato Giacomo Alberione) Il Centro di Azione Liturgica, 70 anni dalla nascita festeggiati nel migliore dei modi. Nelle ultime giornate di agosto romano, conclusa la 68esima Settimana Liturgica Nazionale, dal tema  “Una Liturgia viva per una Chiesa viva”, per iniziativa del Centro di Azione liturgica (CAL). Un appuntamento di grande richiamo che ha visto la partecipazione di oltre 300 liturgisti.

Il programma delle giornate di lavoro – Ha visto nella prima giornata la relazione di monsignore Felice di Molfetta “Nodi e prospettive della Riforma liturgica. Il servizo del Cal tra passato e futuri”. La seconda giornata relazioni di don Roberto Repole, della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale “La Liturgia al centro della vita della Chiesa” e don Paolo Tomatis, della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, “Comunicazione: celebrare il linguaggio per comunicare il mistero”. Lavori di gruppo per una Liturgia viva con sacerdoti, consacrati e rappresentanti diocesani. Nella terza giornata d’incontro, con il professore Giuseppe Falanga, della Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sez. San Tommaso, sono state analizzate e approfondite le sintesi dei quattro gruppi di studio riguardanti la ministerialità, la liturgia della Parola, la catechesi, l’arte, il canto e la musica. A seguire intervento di monsignore Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, “Celebrare i sacramenti per vivere la fede”, di monsignore Fabio Trudu, della Pontifica Facoltà teologica della Sardegna “Liturgia e pietà popolare: vie per l’evangelizzazione”, Enzo Bianchi, della Comunità Monastica di Bose, “Una Liturgia viva per una Chiesa viva”. Significativa la celebrazione Eucaristica presieduta da Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.

Tra gli interventi – Felice di Molfetta, vescovo emerito di Cerignola, già presidente del CAL: <<Siamo persuasi che la liturgia sia la parola nuova che il mondo aspetta per risorgere ad una vita più cristiana, più abbondante e più divina. Non si può considerare un privilegio dei monai, ma è l’azione di un popolo in preghiera. Di riforme liturgiche ce ne sono state tante e il dibattito della riforma non si è mai arrestato. Abbiamo celebrato il cinquantesimo del Concilio Vaticano II: ricordare il Concilio significa tornare indietro per andare avanti. L’occasione di considerare ciò che è stato ci serve per rinnovare il ricordo, per sollevare lo sguardo più in là dell’orizzonte>>.

 

 

Paolo Tomatis, facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale: <<La liturgia è come la scala di Giacobbe che pone la sua base sulla terra ma che è capace di guardare in alto. I linguaggi delle celebrazioni devono tenere  conto dell’assemblea: ogni liturgia è bella, semplice, profonda nel suo tempo e spazio. E la liturgia sarà diversa se la celebrazione avviene in Cattedrale, in una parrocchia della periferia o in una città del Kenya. Papa Francesco ha offerto nell’Evangelii gaudium alcuni sentieri per una liturgia non mondana, attenta alle culture del popolo e disponibile a una mistica fraternità. Con un linguaggio sensibile, attento alle emozioni, ai sentimenti e alla poesia che racchiude. Senza tralasciare la gioia del canto, dei volti e di uno spazio felice dove i fiori non odorino di vecchio. Il nostro non è un Dio di disordine, ma di pace>>.

Bruno Forte, arcivescovo di Chieti- Vasto: <<L’incontro del tempo e dell’Eterno, compiutosi nella storia della salvessa, viene ad attualizzarsi in modo sempre nuovo proprio nella liturgia della Chiesa. Nella liturgia il credente non sta davanti all’Eterno come uno straniero davanti all’irraggiungibile trascendenza, ma entra nella profondità di Dio, lasciandosi avvolgere dal mistero delle relazioni divine nella comunione della Chiesa, icona della Trinità. La celebrazione dei Sacramenti toca tutti i momenti importanti della vita del cristiano, secondo una certa analogia tra le tappe dell’esistenza naturale e quella della vita spirituale: grazie all’economia sacramentale la vita di fede nasce e cresce, riceve di volta in volta la guarigione di cui ha bisogno e si apre alla missione>>.

 

 

Enzo Bianchi, fondatore Comunità Monastica di Bose: <<Ci troviamo di fronte ad una realtà sempre più ridotta causa della crescita di generazioni indifferenti alla fede cristiana. La celebrazione dell’Eucaristia domenicale mostra a tutti, e in particolari aree del nostro Paese, la sua incapacità ad attrarre e trattenere i giovani ma anche a dimostrare il suo essere realtà assolutamente necessaria alla vita cristiana. Il dibattito e la ricerca alla liturgia sono sempre più spenti e ne è prova la difficoltà in cui si trovano le riviste e le pubblicazioni liturgiche. Lo stesso cal se guarda agli anni della sua vita deve constare di non ricevere più le adesioni dei primi anni post conciliari. Non mi attardo a descrivere credo sia necessario constatarle e descriverla, non per concludere, come altri fanno, che questo è il frutto della riforma conciliare, ma per trovare vie di ripresa>>.

 

Nunzio Galantino, segretario generale CEI: <<Annunziare nelle nostre celebrazioni l’incontro forte con Cristo, che conferma, ristabilisce e ci rimette in cammino sulle sue strade, corredate dalla segnaletica delle Beatitudini, fatta di passione per le opere di pace, di attenzione misericordiosa verso gli altri, di vita segnata dalla sobrietà. Dobbiamo riconoscere che molto spesso sono altre le nostre fonti di ispirazione per la liturgia: o quelle che portano una fredda conformità o quelle che alimentano una sterile vivacità. È facile che la confusione si faccia strada. Soprattutto nel contesto della cultura mediatica, che per la sua stessa conformazione ha bisogno di alzare i volumi, calcare i toni, puntare sugli effetti speciali più che sulla sostanza. Si tratterà di ritrovare un equilibrio vitale, distinguendo il sano recupero della dimensione festosa, della cordialità accogliente e il cedere alle mode festaiole, alla finzione della società>>.