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Canova a Napoli

Canova [1]

L’ultimo degli antichi e il primo dei moderni: definizione che ben si attaglia ad Antonio Canova e alla sua arte sublime, celebrata per la prima volta a Napoli, al MANN-museo archeologico nazionale dal 28 marzo al 30 giugno 2019, in una mostra-evento straordinaria per tematica e corpus espositivo, copromossa dal Mibac-museo archeologico nazionale di Napoli con il museo statale Ermitage di San Pietroburgo nell’ambito del protocollo di collaborazione che lega le due Istituzioni.  La mostra ha ottenuto il sostegno della regione Campania, i patrocini del comune di Napoli, della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno e del museo civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione di Ermitage Italia. Curata da Giuseppe Pavanello, tra i massimi studiosi di Canova e organizzata da Villaggio Globale International, la mostra, riunisce, oltre ad alcune ulteriori opere antiche di rilievo, più di 110 lavori del grande artista, tra cui 12 straordinari marmi, grandi modelli e calchi in gesso, bassorilievi, modellini in gesso e terracotta, disegni, dipinti, monocromi e tempere, in dialogo con opere collezioni del MANN, in parte inserite nel percorso espositivo, in parte segnalate nelle sale museali.

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La mostra e le opere presenti – Articolata su due piani del Museo, presenta tutta la variegata produzione artistica canoviana, dal disegno, al bozzetto, al dipinto, al gesso, ai marmi: con capolavori di prim’ordine, a partire dal celeberrimo gruppo delle Grazie, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo. Solo in questo museo era possibile articolare un discorso così complesso e così affascinante, nel confronto diretto fra le creazioni canoviane e le grandi opere del passato, in un crescere di meraviglie che torna a incantare gli occhi del moderno spettatore come fu per i contemporanei di Canova. La mostra è caratterizzata da eccezionali prestiti, tra cui spiccano sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo. In esposizione l’Amorino Alato, l’Ebe, la Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie. Arrivata a Napoli anche l’imponente statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo che s’incorona che arriva dal Getty Museum di Los Angeles. Poi ancora grandi gessi come il Teseo vincitore del Minotauro e l’Endimione dormiente dalla Gypsotheca di Possagno, ma anche34 tempere su carta a fondo nero conservate nella casa natale dell’artista. Opere che si confronteranno con i capolavori del museo.

Anno 1780, Canova e Napoli, nel suo viaggio d’istruzione: “Per tutto sono situazioni di Paradiso” - Dopo Venezia, sua patria, e Roma, dove fissò la sua residenza a partire dal 1780 e dove visse sin quasi alla morte, Napoli è di certo la città con la quale Antonio Canova ebbe più relazioni. La capitale del regno borbonico, meta imprescindibile per qualsiasi artista nella seconda metà del Settecento, anche per la risonanza degli scavi di Ercolano e Pompei, fu visitata da Canova subito dopo Roma, dov’era giunto da Venezia, in viaggio d’istruzione, alla fine del 1779. È dunque il desiderio di ammirare le bellezze e le opere d’arte della città, di conoscere le antichità “ercolanesi” e di Paestum, che spinse il giovane scultore a recarsi a Napoli. Vi giunse il 27 gennaio 1780.  L’artista ci consente di seguire, passo passo, i suoi itinerari grazie alle preziose note del suo secondo “Quaderno di viaggio”. La città gli apparve “veramente situata in una delle più amene situazioni del mondo”. Il giorno dopo l’arrivo scrive: “per tutto sono situazioni di Paradiso”, e rimane incantato, dopo aver visto il “nuovo giardino pubblico della deliciosissima situazione di questo Paese”.

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Canova sbarca nel mondo di Topolino – Il settimanale della Panini Editore pubblicherà la storia a fumetti Topolinio Canova e la scintilla poetica, su Topolino n. 3310, in edicola dal 1° maggio. L’iniziativa rientra nel progetto OBVIA ideato per il MANN dall’univeristà degli Studi “Federico II” di Napoli. L’avventura, scritta e disegnata in maniera magistrale dall’autore napoletano Blasco Pisapia, è un omaggio al grande artista neoclassico e si inserisce nel filone educational che unisce l’umorismo delle storie di Paperi e Topi a eventi culturali di grande rilievo. La vicenda, ambientata nell’anno 1787, narra del viaggio che Topolinio Canova compie a Napoliinsieme al suo amico e collega Pippin Hamilton, alla scoperta delle sculture antiche conservate nella città partenopea. Qui, Topolinio Canova conta di uscire dalla crisi creativa che lo attanaglia e dalla quale riemerge realizzando il suo capolavoro, Amore e Psiche.

Le dichiarazioni del direttore del museo, Paolo Giulierini – «L’idea di presentare una mostra di Canova in dialogo con l’antico  riflette le potenzialità di questo istituto che ha nella statuaria uno dei punti di forza. Come logica contropartita ci sarà poi una grande mostra su Pompei all’Ermitage dal 15 aprile. Qui al Mann, a Napoli -  ha detto il direttore -  c’è la genesi e la fonte d’ispirazione del Maestro di Possagno. E’ qui che abbiamo voluto ricostruire il suo atelier, la sua modalità di realizzare i capolavori che si vedono nel museo al piano terra e, poi, l’esplosione della bellezza ai piani superiori con le Tre Grazie nel salone della Meridiana. E’ una mostra che, credo, sarà epocale e lascerà il segno a Napoli».

Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per questo continueranno ad insultarlo cinquant’anni dopo la sua morte, ed anche per questo la sua gloria crescerà sempre più in fretta. Quel grande che a vent’anni non conosceva ancora l’ortografia, ha creato cento statue, trenta delle quali sono capolavori!” - Stendhal