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Come bestie feroci

Come bestie feroci si muovono per le strade. Alla ricerca di soldi e droga. Di auto nuove, abiti griffati. Videofonini. Palmari. E tutto quello che nell’universo simbolico di questa inquietante dopo-Storia ha sostituito  i bisogni primari dell’essere umano. Si acquattano nei posti più bui, negli interstizi più repellenti. Strisciano notte e giorno, senza mai fermarsi. Senza mai trovare pace. Gli occhi sono incavati e illuminano l’aria con lampi di rabbia folle. Basta poco perchè scatenino l’Inferno. Uno scippo. Una rapina a mano armata. Degli extracomunitari che si aggirano per vendere la loro mercanzia. Non sono servi nè padroni. Una banale e cieca furia distruttiva , nichilistica, li spinge. Li divora dall’interno trasformandoli in automi di violenza gratuita, affamata di sangue. Sono vampiri, iene che si accaniscono su cadaveri di ogni sorta.  Infieriscono sulla realtà che li circonda noncuranti del sacro e del profano. Delle sfumature, dei confini labili che caratterizzano l’incorciarsi dei mondi umani e animali, vegetali ed extraterrestri. Si cercano spiegazioni filosofiche, sociologiche alle loro azioni. Ma è tutto inutile. Si finisce sempre col fabbricare teorie ad uso e consumo del circo mediatico. Da dare in pasto all’uomo medio che deve salvaguardare la sua fede e le sue traballanti certezze fisiche e metafisiche. "Morto Dio", diceva Ivan Karamazòv, "tutto è possibile". Non so se questo sia vero o meno, ma di certo pone un problema di valori nuovi da inventare ed affermare, se è vero che i vecchi sono stati distrutti sotto i colpi di un nichilismo desertificante, che dopo aver intonato il requiem aeternam Deo, si appresta a formulare un requiem nuovo, più irriverente e tragico, da cantare per il tramonto dell’uomo.