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COSA PENSANO GLI AMERICANI (E PERCHÉ SONO COSÌ DIVERSI DA NOI)

Quattro questioni discriminanti il Vecchio Continente rispetto agli Stati Uniti d’America, fittamente intrecciate e cionondimeno articolate da Francesco Antinucci, con grande capacità analitica, in altrettanti capitoli: quattro “dialoghi”, che scorrono via con stile mai pedante, grazie anche all’efficace struttura del “botta e risposta”.

Suggestivo è il dialogo sull’uguaglianza (delle condizioni di partenza, beninteso); un principio che gli americani implementano grazie a criteri rigorosamente imparziali ed affidabili per valutare ciò che si è o si fa, affidandosi, così, al ranking come strumento oggettivo per assegnare ad ognuno il posto che merita, senza privilegi o ingiustizie (un paradosso per chi, come “noi”, crede che misurare significhi differenziare e vive con disagio la comparazione).

Il dialogo sulla filantropia snocciola cifre astronomiche (per noi, ma anche in termini assoluti), che nulla hanno a che fare col sistema fiscale e che descrivono niente di più di un comportamento normale, in quanto eticamente e socialmente obbligato: un vero e proprio give back, un restituire come manifestazione di riconoscenza nei confronti della land of opportunities. Una filantropia che produce una doppia compensazione: verso l’alto per gli svantaggiati, verso il basso per i più fortunati (i giovani ereditieri di enormi patrimoni), generando, per tale via, un circuito virtuoso improntato alle equal opportunities.

Col dialogo sulla menzogna l’autore sottolinea la prevalenza della componente etica nel giudizio che i cittadini statunitensi operano nei confronti della propria classe dirigente. Un politico che mente, anche solo in merito a vicende private, genera un livello di indignazione pubblica sconosciuto a noi italiani. Lo stesso vale per la riprovazione sociale che colpisce il fenomeno dell’evasione fiscale o il comportamento del “non donare”, del “non restituire”.

Il primo dialogo che compare nel testo, quello sulla cittadinanza, sussume tutti i precedenti e riconduce alla radicale differenza, tra “noi” e “loro”, nel rapporto cittadino-Stato: quello americano è ancorato ad un principio di identità secondo il quale l’appartenenza alla nazione non avviene su base etnica, bensì per adesione ad un credo ideologico-politico. Da “noi” il rapporto con lo Stato è fondamentalmente oppositivo: noi non siamo lo Stato e perciò occorre diffidarne.

Antinucci propone, in poche pagine, numerosi e persuasivi esempi concreti nonché interessanti e utili spunti di riflessione e approfondimento.

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