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DAL VERDE CHIARO AL VERDE SCURO

L’Irlanda non è il Nepal. Un tour in auto dell’isola non è impresa epica come l’ascensione di un “ottomila”. Un flirt durante la vacanza è scontato quanto una sbornia da birra.

Dal verde chiaro al verde scuro – che è valso a Francesco Memoli l’edizione 2011 del premio Narra il Saggio della Edizioni Mele – rischia, così, di raccontare una storia banale, di essere catalogato come kitsch. Ma il libro ha una capacità che va apprezzata, quella d’essere letto d’un fiato; e ciò non ha a che fare con la narratività e lo stile estremizzati e ovvi che caratterizzano i testi kitsch, bensì con un talento dello scrittore, che sa proiettarci rapidamente in ciò che l’Emerald Isle offre: verde, laghi, pioggia, vento, oceani, scogliere a picco, pascoli immensi, strade folli e scorci di medioevo. E poi l’ospitalità, la cordialità degli irlandesi, anche dell’entroterra (che sorprende assai noi italiani, assuefatti come siamo alle diffidenze ed alla scontrosità dei “villici” nostrani). E ancora, la movida di Dublino e Galway, i cui pub (veri pub) si sfidano a colpi di capienza, quantità di avventori e palinsesti musicali, i cui talentuosi artisti di strada meravigliano quelli che, come chi scrive, possono al massimo incrociare, durante una passeggiata natalizia, una coppia di chiassosi zampognari.

Infine, l’immancabile chance con la ragazza incontrata durante il viaggio.

Ed è proprio in una vicenda “sentimental-sessuale” che l’autore sprofonda, trascinando con sé buona parte del racconto; una vicenda che ruba via via più righe e pagine ad un testo che dovrebbe, invece, raccontare di più quei suggestivi passaggi “dal verde chiaro al verde scuro”, che dovrebbe approfondire “le conseguenze dell’Irlanda” menzionate nel sottotitolo.

Nelle ultime pagine le peripezie di Francesco e Cristina per riuscire a consumare un rapporto, prima di tornare alle rispettive vite, diventano quasi noiose, patetiche, dal finale scontato.

Un rilievo critico doveroso riguarda l’editing: troppi errori, tanti da rischiare il declassamento del libro ad opuscolo autoprodotto. Appare evidente la necessità di un correttore di bozze/revisore di testi.

Ciononostante Francesco Memoli incuriosisce. Resta sospeso il giudizio complessivo in attesa del suo prossimo lavoro.