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Drag me to the hell

DRAG ME TO THE HELL di SAM RAIMI USA,09.

Chris è una bancaria “normale”: né buona né cattiva. Per dimostrarsi tosta rifiuta una dilazione ad una signora, nonostante l’abbia implorata; costei le lancia una maledizione: una Lamia verrà a prenderla. Regista e sceneggiatore, insieme al fratello Ivan, nonché, produttore, S.R. rivela il talento geniale nel comporre un “classico” film del terrore, dalla trama semplice e incalzante, ma dalla messa in scena solida, che non viene mai meno sia nella tensione che nella costruzione delle situazioni, assurde ma credibili. Senza i soliti i effetti digitali, grazie a “effettisti” tradizionali di gran talento come J. Schwalm, per i meccanici, per quelli visuali J.D.Christensen, per il Makeup, Greg Nicotero, costruisce una cornice visionaria di finzione costantemente efficace e terrorizzante. Un film di genere? Certo; ma che suggerisce un apologo morale e politico sul “prendere decisioni”. Cioè il fare che, di fronte all’attuale crisi e all’impoverimento conseguente, obbedisce a regole stabilite senza tener conto dell’umanità e delle conseguenze delle decisioni: perché è in base a quelle che si è giudicati; non in relazione ai suoi effetti. In questo senso il film ci dice che anche la ragazzina più buonina, burrosa e dolce come l’attrice Alison Lohman, perfetta in questo ruolo, si trasforma in un’arpìa