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Emigrante di poppa, il primo libro di Pancrazio Vinciguerra

[1]Emigrante di poppa di Pancrazio Vinciguerra – Edizioni Eva – Isernia 2011.
<<Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole>>: così diceva
il giornalista Ennio Flaiano e così è per Pancrazio Vinciguerra, l’autore di Emigrante di poppa. Solo poche pagine per far calare il lettore in una vita sospesa tra incantevole sogno e cruda realtà, sullo sfondo di una Sicilia anch’essa dimidiata tra tragicità e speranze. Con un linguaggio semplice ma avvincente, l’autore ci trasporta nella sua vita, la stessa di tanti costretti a tarparsi le ali per non restare in un mondo di vane illusioni. Il dolore è ridotto all’osso ma il sognare impera sulle vite come nutrimento sano, non inquinato da periferie degradate, da speculazioni edilizie, da guerre, da bambini non-bambini, dalla prepotenza e arroganza dei “forti”. L’autore dà ai “vinti”  di verghiana memoria  non un destino di rassegnazione, bensì la possibilità di riscattarsi inseguendo i propri sogni appoggiati su un animo umile e generoso. Dalla lettura emerge la passione del narratore per la musica, quella musica che ha il potere di rendere schiavi, l’intenso ma delicato amore per il mare e per gli anziani pescatori  di Ognina; riaffiorano le esperienze passionali degli anni della scuola, i taglienti ricordi che spesso non fanno dormire. Forte anche l’attaccamento dell’autore alla propria terra, la Sicilia <<crocevia di popoli, di sofferenza e regina madre del Mediterraneo>>. Le città del sud hanno molto in comune, da loro si deve fuggire, si deve emigrare verso un futuro incerto ma forse migliore. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 si compie il destino di un uomo che ha avuto in dono tanti sogni e tante passioni, anche quella che non avrebbe mai pensato diventasse preponderante, per quel misterioso e sensuale mare, che gli fa trovare l’equilibrio tra l’essere emigrante di poppa e l’essere emigrante di prua, tra la nostalgia del passato e la proiezione verso il futuro.