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Gesù, il Buddha e la legge della vita

Gesù, il Buddha e la legge della vita di Laura Cesarano Jouakim, edizioni Tracce, Pescara 2010, pp.121, euro 12.

Gesù, il Buddha e la legge della vita è un libro che, se letto con un po’ di cultura teologica alle spalle, risulta caratterizzato da due “ricchezze” principali. È ricco di spunti e materiali interessanti. È ricco di rischi. È ricco di spunti interessanti perché, spiegando «come prendere il meglio del buddismo senza smettere di essere cristiani» (così recita testualmente il sottotitolo dell’opera),  la brava giornalista napoletana Laura Cesarano Jouakim ci presenta accuratamente un ampio ventaglio delle dottrine filosofiche e religiose di matrice orientale, da quelle antichissime a quelle di genesi più recente, accostandole in alcuni punti al messaggio evangelico, di cui lei stessa si dichiara «appassionata». Di fronte alle principali domande sulla vita, sul dolore e sul retto modo d’agire nel mondo, Laura Cesarano cerca pazientemente i punti di contatto tra le risposte offerte dal Vangelo e quelle offerte dalle dottrine orientali, attingendo prevalentemente agli Otto Nobili Sentieri indicati dal Siddharta Buddha per la via dell’Illuminazione. La compatibilità tra i due messaggi religiosi sembra trovare perfetta espressione nella storiella riportata in una delle prime pagine del testo, in cui si narra di un missionario cristiano che incontra un maestro Zen e, per convertirlo, gli legge i passi del discorso della montagna di Gesù. Mentre il missionario sta ancora leggendo, il maestro Zen lo blocca dicendo: «Chiunque abbia detto queste cose era un Buddha! (un Illuminato, ndr)». L’episodio rivela probabilmente le ragioni profonde che hanno spinto la nostra abile autrice a cimentarsi in questo lavoro: nella società occidentale così fortemente secolarizzata è grande – e sembra quasi un paradosso – la sete di spiritualità. Sete che sempre più spesso non trova appagamento nell’“offerta religiosa” di un cristianesimo che appare troppo irrimediabilmente istituzionalizzato e lontano dalla freschezza del messaggio originario di Cristo. È così che molte persone abbandonano il cristianesimo per cercare nel buddhismo e nelle altre dottrine orientali quelle risposte che, secondo l’autrice, sono ben presenti nel Vangelo. Persone che forse ignorano anche la compatibilità di certe pratiche orientali con la vita cristiana. Basti pensare a quanto afferma autorevolmente il cardinale Carlo Maria Martini nel suo libro, campione di vendite, Conversazioni notturne a Gerusalemme: «Il buddhismo e lo yoga possono essere meravigliosi aiuti per una vita spirituale profonda (…) Sul mercato delle offerte religiose e pseudoreligiose, il cristiano può affermarsi soltanto se conosce Gesù». Una conoscenza del Nazareno che risulta ancor più necessaria di fronte ai “rischi” di questo libro. Il rischio di scadere nel sincretismo, acerrimo nemico di ogni fede autentica. Il rischio di sfociare nel pancristianesimo. Il rischio di una esegesi grossolana del testo sacro. Il rischio (soprattutto per i cristiani) di perdere di vista – abbagliati da una somiglianza talvolta più apparente che reale tra il messaggio evangelico e quello delle dottrine orientali – il sapiente insegnamento del Vaticano II, il quale afferma con coraggio che «alcuni, anzi parecchi ed eccellenti» beni spirituali possono trovarsi anche «fuori dai confini visibili della Chiesa» e che lo Spirito di Cristo non rifiuta, per il fatto che si trovino al di fuori della Chiesa visibile, di servirsi di essi come «strumenti di salvezza». Ma soprattutto il rischio di considerare Gesù soltanto come un maestro di morale (e in ciò accostarlo al Buddha), mettendo in ombra o perfino ignorando l’annuncio soterico ed escatologico e il mistero della sua incarnazione, morte e resurrezione. Il Buddha, per dirla con le parole del più grande storico delle religioni di tutti i tempi, Mircea Eliade, è una «ierofania»: egli è nel mondo una manifestazione del divino, del sacro. Gesù, per un cristiano, non è semplicemente una ierofania; egli è «Dio vero da Dio vero». Questo non lo si può mettere in ombra. Parafrasando il sottotitolo del libro, è impossibile prescindere da ciò senza smettere di essere cristiani.

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