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Gioielli in porcellana tra artigianato, moda e design

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La porcellana di Capodimonte si trasforma in gioiello: Tópoi. Gioielli in porcellana tra artigianato, moda e design, mostra di Valter Luca de Bartolomeis, a cura di Alba Cappellari,  presso il l Cellaio del Real Bosco di Capodimonte . I gioielli sono disegnati da Valter Luca De Bartolomeis, dirigente dell’Istituto Caselli e realizzati a mano dai maestri ceramisti e dagli allievi del Caselli, con la collaborazione di Sandra Dipinto. La mostra è realizzata con il sostegno di Stone Group e Officine Manganiello, realizzata in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, fa parte di un più ampio progetto di rilancio della manifattura della porcellana di Capodimonte, e visitabile gratuitamente nei giorni martedì 20 febbraio, dalle ore 15.00 alle ore 18.00 e venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 febbraio 2018, dalle ore 10.00 alle ore 15.00.

La mostra – La collezione di gioielli in porcellana esposti, presenta inserti in materiali vari: pvc, neoprene, tubi in rame, scampoli di antichi tessuti. Della collezione fanno parte anche alcuni gioielli dedicati all’isola di Ischia, un omaggio che anticipa future collaborazioni. La scelta di lavorare sui tópoi, i luoghi comuni, vuole sottolineare la capacità del design di ri-configurare e di coinvolgere il fruitore. L’ottimizzazione dei processi produttivi, la sintesi formale, il riutilizzo di materiali poveri, nobilitati dalla visione progettuale, genera una varietà pressoché infinita di soluzioni e di immaginari sempre diversi, appassionando il fruitore al processo di configurazione. Si tratta di pezzi unici e irripetibili: nessuno è uguale all’altro. La manifattura è stata coordinata dai maestri ceramisti Armando Del Giudice, Rocco Rossi, Ferdinando Serafino e Antonio Viscusi. Allestimento a cura di Giovanni Francesco Frascino, musiche di Stefano Gargiulo e grafica di Antonio Iodice e Giulia Scalera, studio Pluff.

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L’istituto Caselli – È stato istituito nel 1961 con decreto del Presidente della Repubblica allo scopo di continuare l’antica tradizione artigianale, ma anche di ideare e sperimentare innovazioni nel settore. La scelta di ubicarel’istituto nel medesimo antico edificio, all’interno del parco di Capodimonte, che fu sede della prima Real Fabbrica della Porcellana, fondata dal sovrano Carlo di Borbone nel 1743, rappresenta simbolicamente l’intenzione di tracciare una linea di continuità con tale passato storico. È patrimonio di tutta la Regione; è un bene da valorizzare e rilanciare secondo l’antica tradizione della manifattura borbonica a cui attualmente fa riscontro una realtà produttiva con numerose aziende che producono porcellana anche per il mercato estero, dove il nome di Capodimonte è sinonimo di ceramica italiana di qualità, dall’alto potere trainante per tutta la produzione nazionale, contribuendo maggiormente al fenomeno del Made in Italy. L’Istituto detiene il marchio di fabbrica e per questo le opere realizzate hanno diritto a fregiarsi del giglio borbonico.

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La porcellana di Capodimonte – Fra l’artigianato artistico che rappresenta la cultura partenopea e la sua storia, non può mancare la porcellana di Capodimonte, famosa nel mondo, e legata alla storia della dinastia borbonica. Infatti, nel 1743 fu fondata all’interno della Reggia di Capodimonte, dimora di Re Carlo di Borbone e di sua moglie Anna di Sassonia, la Real Fabbrica di Capodimonte, la cui produzione artistica nel tempo diverrà più pregiata e famosa di quella francese e tedesca. Ciò che spinse il Re Carlo e la sua consorte a fondare questa fabbrica, fu l’intento di voler realizzare un prodotto artistico più pregevole di quello della fabbrica tedesca di Meissen. La particolarità dell’impasto della ceramica lavorata nella Real Fabbrica di Capodimonte, che prende il suo nome dalla collina sulla quale sorge, è la sua “tenerezza”, che rende possibile la lavorazione di miniature, vere e proprie opere d’arte nel loro genere, che vengono lavorate a punta di pennello.

Il Cellaio, location della mostra– È una vecchia costruzione, attigua al fabbricato della Porcellana, che era adibita, fin dal Settecento, ad usi agricoli. Qui erano conservati botti di vino, fascine, legna, ghiande ma anche grano, miglio, fagioli, fave, prodotti che assicuravano l’alimentazione alla selvaggina del Bosco o che erano messi in vendita. L’interno, poco trasformato e recentemente restaurato, è costituito da un’unica grande sala rettangolare, suddivisa da otto pilastri in quindici campate uguali che sostengono volte a vela. Attualmente nel Cellaio sono esposti antichi attrezzi agricoli recuperati nel parco, vecchi veicoli da trasporto e alcuni reperti di marmo, quali sedili, stemmi e lapidi.