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La parrocchia può cambiare?

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Un recente libro di A. Ruccia, Annuncio e profezia. La svolta kerygmatica per una parrocchia d’evangelizzazione (San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017, pp. 176, € 16,00) propone un nuovo modello di parrocchia puntando su una prassi pastorale kerygmatica. In sei agevoli capitoli, Ruccia, già noto per altri interventi su questo specifico argomento, rilancia la necessità di uscire da schemi obsoleti che caratterizzano la quotidiana esistenza delle parrocchie. Il mandato missionario di Gesù ai discepoli non è un invito all’attivismo – ricorda a più riprese Papa Francesco – ma è esso stesso il principio cardine di “uscita” dall’isolamento, tentazione sempre insidiosa quando i gruppi anche cristiani non si rigenerano nella logica della donazione e della prossimità. La parrocchia, quindi, assume connotati della staticità. Molto spesso si equivoca non a caso la vita della comunità con l’edificio di culto, dentro e intorno al quale si svolgono attività di vario genere.

Nella logica dell’uscita missionaria, invece, il luogo di culto non deve essere una criticità, o perfino un ostacolo, piuttosto deve essere uno strumento utile al raggiungimento dello scopo ultimo, che è appunto l’evangelizzazione, l’annuncio del Kerygma. Una parrocchia d’evangelizzazione è una parrocchia essa stessa missionaria. È quindi una comunità di annuncio sempre in sequela, è, come preferisce scrivere l’autore, assemblea di battezzati, rendendosi visibile anche in termini organizzativi nell’assemblea parrocchiale – composta dai catechisti, dagli animatori liturgici, dagli operatori della carità e degli operatori sociali , «che è uno strumento attivo di partecipazione alla vita della comunità e che esprime corresponsabilità di giovani e di adulti, inseriti in un servizio attivo per realizzare la dimensione della nuova evangelizzazione» (p. 102).

Proprio l’impegno per rinvigorire il processo di evangelizzazione in Italia, come in Europa, è lo scopo principale di questo libro che mette al centro la vita delle comunità cristiane, radunate in “parrocchie”. In particolare, Ruccia richiama l’attenzione sulla missione del laicato, fattore determinante per la nuova evangelizzazione, che si propone di essere il superamento di stereotipi clericali ed autocentrati su dinamiche ritualistiche. Per riuscire in questa impresa è necessaria una revisione del rapporto chiesa-mondo, suggerita dall’autore nella dimensione ecclesiologica del Concilio Vaticano II. Infatti, scrive testualmente l’autore, «il criterio teologico/pastorale che sta alla base di un’azione di rinnovamento kerygmatico è la comunione. Questa non coincide con l’uniformità, ma con la specificità propria della diversità. […] La pastorale ecclesiale, per essere kerygmatica, deve necessariamente tradursi in un’ecclesiologia di profezia e di testimonianza» (p. 129).Nello slancio missionario dei battezzati tutti, è possibile scorgere il senso della missione: annunciare e testimoniare la Misericordia, che è Dio, Amore increato e com-passionevole. Il discepolo-missionario di Cristo è quindi proiettato verso le periferie esistenziali e geografiche, poiché la svolta kerygmatica, messa a fuoco da Ruccia, vuole rilanciare la categoria conciliare di popolo di Dio, alla sequela dell’unico buon/bel Pastore.

Dunque, lo scopo della nuova evangelizzazione, lungi dal fare proselitismo, punta a suscitare la fede, alla crescita degli adulti, alla testimonianza di vita dei battezzati, magari riscoprendo e radicalizzando il rapporto kerygma-catechesi-liturgia nella logica della mistagogia cristiana da riscoprire e rilanciare soprattutto per il catecumenato degli adulti battezzati. «L’evangelizzazione è l’esigenza prioritaria della prassi attuale. Ciò è dovuto all’inefficacia di una pastorale ripetitiva, che si constata con facilità nelle comunità ecclesiali» (p. 143). Al centro quindi della svolta kerygmatica della parrocchia in uscita evangelizzante c’è la testimonianza, l’annuncio di Cristo e il processo di conversione di ciascun uomo e di ciascuna donna che ha incontrato la Parola di salvezza. In una simile proposta, se adulti e giovani sono i principali protagonisti dell’azione pastorale, la famiglia è il fattore determinante su cui puntare, perché vi siano famiglie evangelizzate che evangelizzino famiglie e la stessa società.