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Lo sciopero dei tabaccai elettronici

Tassazione del 58% al consumo, in aggiunta al 21% di Iva, su tutte le parti che compongono le sigarette elettroniche: liquidi, ricambi, accessori, caricabatteria, laccetti, cavi usb. Il DL del governo Letta dello scorso 28 giugno sta segnando l’ultimo atto di una battaglia, quella contro la e-cig, che vede ormai molti “alleati”; tanti da costringere alcuni commercianti, disperati, ad una decisione estrema: uno sciopero della fame, iniziato ormai da 48 ore e che proseguirà ad oltranza.
Federica Secci, 30 anni, è fra le più indignate imprenditrici del settore, si autodefinisce come «Seria candidata ad aggravare, a breve, la spesa assistenziale dello Stato, perché se con questa tassa il Governo pensa di incassare 39 milioni, ha fatto male i conti: gli esercizi commerciali chiuderanno nel giro di qualche mese, gli “svapatori” compreranno su internet, dai siti europei».
Si tratta di un balzello realmente insostenibile?
«È una tassa-killer, che equipara le sigarette elettroniche alle bionde tradizionali, nonostante sia stato scientificamente dimostrato ̶ dall’Università “Federico II” e da indagini condotte da altri istituti indipendenti ̶ , che le e-cig costituiscono un valido strumento di lotta al tabagismo e che i liquidi non contengono sostanze nocive. E poi ci sono i pareri Veronesi e Polosa!»
Ma chi sono i capifila di questa battaglia?
«In questo momento l’assoluto protagonista è il Sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti, che ha fatto sì che venissero depennati tutti, ribadisco tutti, gli emendamenti presentati in materia. Il settore poteva sopportare, quello sì, una tassazione sui liquidi contenenti nicotina, nell’attesa di una più dettagliata regolamentazione; ma un provvedimento del genere spazzerà via un’intera categoria di esercenti (per un totale stimato di diecimila posti di lavoro, ndr) da un mercato che, poi, la lobby dei tabaccai provvederà a spartire».
Sciopero della fame ad oltranza, dunque, ma con quale auspicio?
«Da giorni ci appelliamo a parlamentari di ogni schieramento e a Napolitano. La speranza è che capiscano che questa lotta non è condotta da facoltosi imprenditori, ma da famiglie che hanno investito tutti i loro risparmi, o addirittura quelli dei propri cari, con un solo obiettivo: quello di lavorare!».