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“Non facimm’ammuina”

[1]Il 7 e l’8 giugno si e’ svolta a Napoli, a piazza Dante, la manifestazione “SiciliaLibera: cibi, sapori, prodotti e cultura PizzoFree nelle piazze italiane”. L’idea di esportare la festa antipizzo che si svolge a maggio di ogni anno dal 2006 a Palermo è dell’imprenditore Vincenzo Conticino, proprietario dell’Antica focacceria San Francesco, coadiuvato dalla FAI, la federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane, e da AddioPizzo, un’associazione palermitana di consumatori che si batte per esportare il concetto di consumo critico e per estenderne l’effettiva applicazione. Due dibattiti pomeridiani hanno messo a confronto l’esperienza siciliana e quella napoletana a livello di imprenditoria e di associazionismo, sempre in presenza del presidente onorario della FAI Tano Grasso. Si e’ cercato di far capire che cos’è il consumo critico, ovvero fare scelte d’acquisti consapevoli. Spendendo nei negozi che pagano il pizzo, infatti, ciascuno contribuisce a mantenere saldo il controllo delle mafie sul territorio. Per questo in Sicilia i ragazzi di AddioPizzo hanno raccolto diecimila firme di consumatori che si impegnano ad acquistare nei negozi che aderscono a PizzoFree. Negozi di proprietà di imprenditori che hanno denunciato gli estorsori o che comunque hanno superato il controllo di legalità della FAI, coadiuvata da indagini di polizia e carabinieri. Ogni negozio PizzoFree ha un bollino di riconoscimento ed è elencato in un libricino che ha ampia diffusione. A Napoli l’associazione Contracamorra sta cercando di seguire la stessa strada. La raccolta di firme va avanti e chi vuole può lasciare la propria adesione sul sito www.contracamorra.it [2]. Ma la strada non è facile. Non è facile capire che non serve “fare ammuina”. Non serve stare fermi e criticare. E grazie all’impegno di AddioPizzo si è fatto un altro piccolo passo avanti nonostante la pioggia dello scorso fine settimana e la scarsa pubblicità dell’evento. Come ha detto Tano Grasso, <<serve il sostegno forte dell’opinione pubblica e delle istituzioni dell’intero Paese, perchè il problema del pizzo non è solo dei siciliani o dei calabresi, ma è una questione nazionale, una questione di libertà, di libertà per tutti>>.