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Non solo anoressia: c’è la drunkorexia

teresa montesarchio cittadelmonte drunkorexia [1]

Gli anni dell’università, fra i 18 e i 24 anni, costituiscono un periodo caratterizzato da un eccessivo consumo di alcool. Come risultato di questo comportamento azzardato, molti studenti incappano in numerosi comportamenti disfunzionali. Nello specifico, fra i ragazzi di questa età, l’alcool è un fattore interveniente in 1.700 morti, 599.000 ingiurie, 699.000 assalti fisici e 97.000 abusi sessuali ogni anno. Studi scientifici dimostrano, infatti, che questa fascia di età è quella che più di altre ha problemi con il consumo di alcool.

La letteratura scientifica ha anche scoperto, negli scorsi anni, una correlazione positiva fra consumo di alcool e livello di attività fisica: maggiore è il consumo di alcool, maggiore è l’esercizio fisico praticato. Dopo un iniziale sbigottimento da parte della comunità scientifica di fronte a tali risultati, ci si è orientati verso la considerazione di ulteriori correlazioni fra questi comportamenti ed altre condotte. Tali studi, con il tempo, hanno portato alla scoperta di un fenomeno che ha costituito un nuovo disturbo mentale riconosciuto nel DSM 5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) e che è stato denominato drunkorexia.

Drunkorexia è un termine coniato dal New York Times e deriva dalla fusione di due parole inglesi: drunk (ubriaco) e anorexia (anoressia) e definisce un disturbo avente le seguenti caratteristiche comportamentali:

Si evidenziano, dunque, tre dimensioni distinte che caratterizzano la drunkorexia:

  1. uso o abuso di alcool;
  2. disordini del comportamento alimentare;
  3. eccessivo esercizio fisico.

La letteratura scientifica aveva già precedentemente messo in evidenza lo stretto rapporto che c’è fra disturbi del comportamento alimentare -che non siano limitati esclusivamente a bulimia e anoressia, ma che includano anche schemi alimentari disfunzionali che non soddisfano i criteri diagnostici per i disturbi alimentari riconosciuti in letteratura- ed il consumo di alcool, ma non si era mai arrivati a considerare le diverse dimensioni esposte come uno schema ben definito, caratterizzante un disturbo mentale.

La drunkorexia sembra essere nata nei college americani, ma se ne rileva la crescente presenza anche in Italia. Il dottor Emanuele Scafato, responsabile dell’Osservatorio nazionale sull’alcool dell’Istituto Superiore della Sanità, in un’intervista concessa a Il Messaggero ha dichiarato:

“Arriva dai Paesi anglosassoni, dov’è già molto in voga tra le ragazzine. Emulano un modello che viene dal mondo della moda. Le modelle si sottopongono a diete rigorose, cercando di eliminare gli alimenti nutrienti. […] Il metabolismo femminile assimila l’alcool in maniera diametralmente opposta a quello degli uomini, perché punta a danneggiare gli organi vitali aumentando il rischio di gravi malattie. In soggetti già sottopeso, la drunkoressia provoca un dimagrimento patologico e crea una dipendenza dall’alcool, che può portare nel lungo periodo a cirrosi epatica, tumori del fegato e lesioni cancerose al seno, oltre ad una grave sindrome psicologica in questi ragazzi”

Bibliografia:
Adam E. Barry PhD & Anna K. Piazza-Gardner MS (2012) Drunkorexia: Understanding the Co-occurrence of Alcohol Consumption and Eating/Exercise Weight Management Behaviors, Journal of American College Health, 60:3, 236-243,