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Un budget da kolossal, degli interpreti magistrali e una rilettura del tema apocalittico “relativamente” (nel senso einsteiniano) originale assicurano centosessantanove minuti di altalena tra angoscia e speranza.
Il visionario Christopher Nolan ci spinge anche a interrogarci su questioni di ordine superiore: come accettare la necessità non solo del proprio sacrificio, ma anche di quello di tutti gli abitanti della Terra, per garantire una possibilità di sopravvivenza alla stessa specie, quella umana, alla quale si chiede di rassegnarsi all’estinzione?
Il dilemma è a più riprese evocato dalle parole di Dylan Thomas «Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce». Ma in realtà, nel film, nessuno se ne va docile, e il dilemma è sciolto da uno strampalato happy ending che salva tutti: i protagonisti, il pianeta, la specie, la speranza.
Luigi Buò