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Papa Francesco a Napoli, per un nuovo umanesimo

papa_francesco_napoli [1]Dopo il successo del convegno “Il futuro della fede in tempo di crisi”, che ha visto la partecipazione di esponenti di rilievo della cultura italiana, tra i quali lo scrittore Erri De Luca e il sociologo Luca Diotallevi, la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione San Tommaso d’Aquino, in vista della visita a Napoli di Papa Francesco, organizza un altro evento sulla promozione del nuovo umanesimo a partire dalle sfide lanciate dal Papa che viene “quasi dalla fine del mondo”.

Il Papa dalla fine del mondo e la proposta di un nuovo umanesimo: un contributo della Facoltà Teologica per la visita di Papa Francesco alla Diocesi di Napoli, questo il titolo del seminario di studio che si terrà giovedì 12 marzo, a partire dalle ore 11, a Capodimonte, in viale Colli Aminei 2, presso l’aula magna della Facoltà, e che prende spunto da un recente volume di Carmine Matarazzo, docente di filosofia dell’educazione (Dalla fine del mondo un nuovo umanesimo cristiano. L’eredità francescana della nuova evangelizzazione tra emergenze pastorali e questione educativa, edizioni Cantagalli di Siena).

I lavori, aperti dal saluto del cardinale Crescenzio Sepe che ha appoggiato ed incoraggiato l’iniziativa, vedranno avvicendarsi al tavolo dei relatori Don Tonino Palmese dell’Associazione Libera, Carmelo Dotolo, celebre teologo della Pontificia Università Urbaniana di Roma, Edoardo Scognamiglio, Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli, Maurizio Schoepflin, filosofo e collaboratore di Avvenire, Domenico Marafioti, gesuita e Preside della Facoltà. Modererà il dibattito Ignazio Schinella, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica di Napoli.

In questo seminario di studio si vuole riflettere sulla novità reale che Jorge Mario Bergoglio ha portato già nella sua chiesa di origine, una novità che è fatta di gesti concreti e di semplicità, una spiritualità che vuole rivitalizzare l’etica della sequela a scapito dell’etica del dovere. In altri termini, come è stato per la comunità ecclesiale di Buenos Aires, dove Bergoglio è stato arcivescovo, la chiesa universale ora è chiamata a lavorare per combattere l’anestesia del cuore e la globalizzazione dell’indifferenza. Due mali che forse stanno intaccando anche le società del Meridione d’Italia e Napoli in particolare. Ecco il senso dell’auspicato “nuovo umanesimo” anche da parte della chiesa italiana che si riunirà in un Convegno Nazionale nel prossimo mese di novembre e che affronterà proprio tematiche di questo genere.

Il nuovo umanesimo è oggettivamente un’operazione coraggiosa, sulla scia di quanto il Papa latinoamerico sta insegnando a tutta la chiesa, ma anche alla società, alla politica, all’economia, alle banche. Papa Francesco verrà Napoli il 21 marzo e la speranza è quella che le sue parole portino effettivamente una nuova primavera di verità. Ad ascoltare i significati interpretativi del tempo dal punto di vista della profezia  potremmo sorprenderci per quanto provvisoria sia l’idea che diffusamente si fa della crisi dell’umanesimo di fronte anche ai pericoli e alle minacce del terrorismo di stampo religioso.

L’evento vuole sottolineare la peculiarità dell’azione di Francesco, mettendo in luce ilrapporto tra la spiritualità ignaziana e quella francescana che in Bergoglio ha avuto una mirabile sintesi. Si potrebbe dire che con Papa Francesco la chiesa è “tornata a respirare”. Questa è un’espressione usata specialmente da coloro che in questi anni hanno fatto fatica a riconoscersi nella chiesa cattolica o a dirsi cristiani. “Respirare nella Chiesa” è un’espressione che sintetizza bene la simpatia che unisce molte persone, di ogni ceto sociale e situazione spirituale, a Papa Francesco. Ma non si scambi la simpatia con semplice relazione.

Certamente Papa Bergoglio è maestro di comunicazione. Lo fa spontaneamente, con tutto il suo essere e con tutto il suo corpo. La sua persona è comunicazione. Egli trasmette desiderio di relazione, di scambio o interazione, invita a parlare e trasmettere qualcosa di sé. In questo comunicare egli pensa al riscatto della persona dalle ingiustizie, dalla povertà, dalla sopraffazione, avendo come stella polare l’uomo del Vangelo.

Così Napoli attende una parola di speranza mista ad un’esperienza di relazione che sappia rivitalizzare la parte migliore di questa società quasi assuefatta alla bruttezza della disperazione piuttosto che attratta dalla bellezza della sfida.