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Una discussione sulla famiglia a partire da un libro di Antonio Capasso

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Mercoledì 20 ottobre 2021 alla Sala “Caduti di Nassirya”, ubicata al piano terra del Palazzo di Madama a Roma, su iniziativa del senatore Simone Pillon, è stato presentato il libro di Antonio Capasso, L’annuncio cristiano è davvero una bella notizia. Analisi del capitolo VIII dell’Amoris laetitia, pubblicato dalla Luciano editore (Napoli 2021). Lungo l’interessante conferenza stampa è stata sottolineata l’originalità di questa impegnativa ricerca, poiché propone lo studio e l’analisi del tanto discusso VIII capitolo della esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco. Nelle premesse, Capasso porta l’attenzione sui media, giornali, social in merito alla “questione famiglia”. Infatti – è stato sottolineato dal sen. Pillon – essa non è un punto caldo solo della Chiesa.

Di quale famiglia si parla? Può essere “famiglia” anche l’unione di due persone che non è sancita da nessun “patto” pubblico sia esso religioso che civile?

Ecco alcune domande alle quali l’autore, arruolato nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, attualmente in servizio alla Questura di Caserta e dottore il Teologia, cerca di rispondere, partendo da una considerazione a partire da alcune osservazioni del sociologo Sabino Samuele Acquaviva, secondo il quale il sorgere di una cultura basata sull’apparenza, prevalentemente edonistica, consumistica, mina e trasforma la tradizionale visione della famiglia, sottoposta ai cambiamenti che ora sono sotto gli occhi di tutti.Nel magistero di papa Francesco, accanto alla decisa, inequivocabile e ripetuta denuncia dell’ideologia del gender che pretende di annullare le differenze sessuali, cancella una distinzione naturale per affidarla alla libera scelta, troviamo numerose affermazioni che denunciano implicitamente i danni culturali e sociali degli stereotipi di genere nelle relazioni tra uomo e donna.

La direzione scelta, lungi dal voler abolire le differenze sessuali, su cui anzi papa Francesco insiste, sembra privilegiare, appunto, il rinnovamento delle identità di genere e al contempo un’apertura rispetto alla creatività e alla fantasia, dettate dallo Spirito, che rendono unica e irripetibile ogni esistenza e quindi ogni coppia di sposi.Capasso sottolinea l’origine di ogni famiglia, che nasce dall’incontro di un “io” e un “tu” che diventano “noi”, un uomo e una donna che decidono di “accogliersi” e unire le loro vite per sempre, in una testimonianza tangibile qual è il matrimonio, in quantosacramento. Il ruolo primario della famiglia, oltre a quello preliminare e costitutivo, procreativo e di assicurazione di condizioni atte alla migliore sopravvivenza della propria discendenza, è quello dell’educazione alla vita di relazione. In relazione all’educazione dei figli, papa Francesco in Amoris laetitia (in sigla AL) parla di un «paziente realismo»; anche l’adesione ai valori etici non può che realizzarsi attraverso percorsi relazionali graduali (AL 273). Infine, una visione realistica sulla famiglia e sul matrimonio deve tener conto che la vita familiare è oggi complessa; per ben 41 volte Francesco parla in AL di “crisi” (cf. in particolare AL 232-239).

 

Il cuore del libro è sicuramente la proposta di analisi del controverso capitolo VIII di Amoris laetitia, intitolato “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità”. L’intento dell’autore è quello di prendere in considerazione il prezioso testo per cercare di coglierne il ricco messaggio dottrinale e pastorale.Capasso ricorda nel dettaglio alcuni aspetti presenti nel capitolo VIII dell’Esortazione, che, chiaramente, non può essere estrapolato dalla lettura globale dell’intero Documento.Un dibattito, che ha interessato la società civile, è seguito alla pubblicazione di Amoris laetitia e soprattutto del suo ottavo capitolo. Tutti si aspettavano, dopo le prime polemiche, che il papa dicesse una parola chiara per chiudere ogni questione.

I dubia, e non solo quelli dei 4 cardinali, sono tanti e da più parti, anche in forma autorevole, sono stati espressi e se non hanno trovato risposte puntuali questo deve portarci a riflettere e a chiederci se non ci siano delle ragioni per tali silenzi. Credo che Amoris laetitia, proprio in questo dire e non dire, o dire sottovoce, confermi una novità non solo di questo documento di Francesco ma anche di altri. Francesco non si limita a ripetere la tradizione, ma sa farla “crescere”. Egli, come lo scriba divenuto discepolo del Regno, fa uscire dal suo tesoro cose antiche e cose nuove (cf. Mt 13,52).

Nell’Amoris laetitia Francesco accetta di confrontarsi con la realtà concreta delle famiglie e delle coppie di oggi, senza mai far passare avanti la norma, ma neppure il dogma, per quanto la dottrina resti importante.  Il libro di Capasso – che ha avuto la possibilità di essere presentato alla Sala “Caduti di Nassirya” del Senato –  ha inteso dimostrare che gli “errori” di cui si accusano papa Francesco non risiedono nel testo dell’Amoris lætitia, ma nelle interpretazioni di chi la vede come un radicale allontanamento dall’insegnamento e dalla prassi della Chiesa, sul matrimonio e la famiglia, così come trasmesso finora. L’esortazione post sinodale, riprendendo quanto detto sulla “via sapienziale” del papa, è una riflessione ad alta voce di un “padre saggio”, un documento del magistero in cui non vengono minate le precedenti riflessioni ma, anzi, a leggerlo bene, vi sono le note, i rimandi alle encicliche e alle esortazioni proprie, dei predecessori, e dei padri della Chiesa.  Conoscendo lo stile di Bergoglio, nell’Amoris laetitia egli rimane perfettamente coerente al suo mandato; è, infatti, un documento che segna l’archiviazione di una pastorale dei divieti e degli obblighi, mutuata più da una lettura “alla lettera” del codice di diritto canonico che non dal Vangelo.

Secondo l’autore, parlare oggi della famiglia nella vita della Chiesa può risultare anche facile.

Tuttavia creare i presupposti perché le famiglie realizzino il loro specifico ruolo non sarà mai possibile se non attraverso un’intensa fede, una grande apertura di mente e di cuore. Queste sono due condizioni richieste, soprattutto, per i vescovi, presbiteri, i catechisti, chiamati a essere, nella Chiesa e tra le famiglie, ministri della grazia divina e maestri autorevoli del Vangelo.