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Vita bona

Caserta Nord. Oddly Shed. Venerdì sera freddo e umido. Piumini lucidi e felpe sportive, campari e gin,  marlboro light sempre accese, candele fioche nel buio.
I Co’sang insieme alla Poesia Cruda a completo scagliano dardi infuocati dal palco, rime slabbrate e taglienti come la lama di un pugnale. Ti attraversano da parte a parte con inusuale violenza, ti prendono alla bocca dello stomaco, ti fanno alzare le braccia ritmicamente per accompagnare il beat, ti fanno danzare, oscillare il corpo. Ti fanno riflettere senza retorica sulla nostra quotidianità, sulle nostre paure e sui nostri sogni infranti: non ridere nè piangere, ma cercare di comprendere, di dare delle risposte. Ti spingono a guardarti attorno, facendoti entrare nelle lande desolate dell’hinterland napoletano, dei quartieri difficili ma sempre vivi e pulsanti di rabbia verso un sistema opprimente, che ogni giorno nel serbatoio illimitato delle sue auto blu fa il pieno di sangue umano. Non è la solita denuncia sociale da rotocalco o da salotto televisivo, perchè le parole arrivano dritte al cervello e al cuore senza alcuna mediazione; non ci sono vallette e consigli per acquisti, politici corrotti alla ricerca costante del voto, presentatori in doppiopetto che fingono di emozionarsi, piazzate e ospiti di lusso che devono far alzare lo share. E mentre l’alcol  continua a scenderti nel gargarozzo, a farti, a darti un pò di calore, ti ritrovi a cantare la vita bona quasi senza rendertene conto, mentre l’ultima sigaretta ti si consuma fra le dita.