HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE di DAVID YATES; USA-UK, 09. Al VI episodio della saga, Harry deve prepararsi allo scontro finale con Voldemort. I suoi nemici ora hanno come obiettivo il fedele mentore di Harry, il Preside di Hogwarts, Albus Silente. Tra i più belli della saga, è quello più attento dal punto di vista psicologico. Proprio perché lascia sostanzialmente poco spazio all’azione, però c’è un’altra irresistibile partita del Polo volante, è molto più attento all’evolversi dei caratteri, delle loro vicissitudini sentimentali. Ma in un contesto gravato da una fortissima angoscia, annunciatrice di uno scontro prossimo, intenso e che richiederà sforzi non comuni, ma di cui le prime avvisaglie sono chiare; che avverrà sulla base di scelte esistenziali non più eludibili. E’ un film che “mette la carica” per i prossimi due, tratti da un solo libro. E’ scandito con una potenza visuale impressionante, in cui Potter si trova sballottato tra ambientazioni fantastiche che ricordano Tolkien e la “Compagnia dell’Anello”, dal cui tono profetico-visivo la scrittrice della saga, J.K. Rowling, è rimasta affascinata:ma la materia, un’esaustiva metafora sui dilemmi del crescere, è analoga. La regia controlla i numerosi elementi narrativi con concisione e riesce a giustificare dei salti logici. Gli attori, il Gotha della recitazione british, sono dei mostri di bravura.