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A piedi nudi sulla Terra


di Folco Terzani

Editore Mondadori (2011)

pp. 240

18,00 euro

Quando vai a piedi nudi ti viene la testa sotto i piedi (…) Ti senti connesso con la terra, ti senti “terra terra”. 

Non è che un frammento, questo, del lungo monologo di baba Cesare. Bambino della Torino-bene degli anni ’50, poi artista fricchettone col vizietto del paradiso artificiale, hippy sfrontato in continuo andirivieni dal carcere “a causa di una mezza stecca di maria”, bohémien disincantato sedicente vittima di un proibizionismo bigotto, donatore di seme per figli mai cresciuti. 

Ma chi è veramente costui? Per scoprirlo, ovvero per trovare il dharma (la legge morale) di se stesso, Cesare sceglie di disancorare di volta in volta le sue dimore: nella giungla, in capanne di paglia o in grotte naturali, nel bel mezzo di piazze, su cime himalayane. Felice apolide di un mondo tutto suo, si acquieta solo quando decide (ma sempre fino a nuovo avviso) di diventare un sadhu, ovvero un anacoreta induista tutto dedito al misticismo e all’illuminazione, rinunciando così a qualsiasi forma di richiamo materiale. Si sarà divertito non poco, Folco Terzani, a sbobinare la lunga intervista a questo personaggio dalla retrospettiva umana così ambigua. A metà tra il fascino leopardiano del pastore errante e il senso di repulsione per un debosciato qualunque, incapace di tenersi mogli e figli quali elementi del sottobosco borghese, al lettore rimangono alcune perline di saggezza: piccole e fragili quali le friabili certezze di baba Cesare. Tra le tante, come non ricordare una simbolica digressione sull’importanza del riposo in condizioni estreme, quale saggio viatico di benessere successivo: <<Uno che è abituato a riposare per terra, quando si trova su un materasso dorme da dio! Dal brutto viene il bello. Mentre chi è abituato ai materassi, quando si distende per terra non riesce a dormire tutta la notte>>. Bella intuizione. I pubblicitari delle case produttrici di materassi potrebbero prenderne spunto.

 

 


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