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Ciao, direttore!

Lettera al giornalista Domenico Di Meglio 

di Michele Giustiniano

Nella mia vita professionale mi è capitato già altre volte. Eppure, non posso affatto dire di essermi abituato a farlo. Dire addio a un collega che muore non è una cosa che mette allegria. Se quel collega, poi, è un amico, la sola assenza di allegria lascia il posto alla tristezza.

Dirti addio, caro Domenico, è per me difficile, perché ci eravamo conosciuti da poco. Tuttavia, sarò sempre grato al nostro amico Ciro Poli per avermi fatto questo regalo: presentarci. A quel punto, il passo fu breve. <<Davvero ti interessa quell’argomento? Ti mando un articolo>>. Io, un giovane giornalista di provincia come tanti. Tu, un gigante di questo mestiere: la penna storica di Ischia. Anzi, del Golfo.

Fu così che conobbi quella rubrica “pagine di fede” sul tuo giornale. La vidi per la prima volta nelle mani del nostro amico Ciro che mi diceva: << l’hanno pubblicato…guarda com’è venuto bene>>. E solo adesso, forse, potrai conoscere lo stupore che provai nell’apprendere che tu avevi dedicato un’intera pagina al mio articolo. Stupore che fu doppio nel trovare, nella mia casella di posta, una e.mail con i tuoi ringraziamenti. Tu, il direttore di uno dei più importanti giornali napoletani. Tu, che avresti avuto mille altre cose da fare e da scrivere in quel momento. Tu, che non avresti potuto avere alcun interesse materiale nell’usarmi una cortesia, nessun secondo fine. Non solo avevi creduto in me e nella mia scrittura, ma addirittura mi ringraziavi.

Ricordo solo che capii di aver trovato un amico. E un fratello nella fede in Cristo. In quella fede che non resta chiusa nelle sagrestie a puzzare d’incenso e di vecchiume; che non ha voce nelle litanie delle bigotte; che non risuona nel tonfo sordo dei “mea culpa” sbattuti meccanicamente sul petto. Ma in quella fede che diventa parola viva e raggiunge gli uomini. Una parola che, forse non sempre è perfetta nelle nostre interpretazioni umane, ma che, se scritta con sincero sentimento, sa sempre scaldare i cuori di chi la legge. Come accadeva sulle tue “pagine di fede”.

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