Print This Post

Come rendere il proprio staff più creativo? Ecco i due fattori chiave, più uno

creatività e lavoro teresa montesarchio cittadelmonte psicologiaQuali sono i fattori chiave della creatività sul lavoro? Jing Zhou, psicologa PhD alla Jones Graduate School of Management della Rice University, sulla base di diversi studi condotti su impiegati appartenenti ad ambienti eterogenei, da quelli ospedalieri a quelli aerospaziali, è giunta ad una conclusione:

Non devi essere un genio: nell’ambiente giusto, chiunque può essere creativo

Zhou ha ritrovato in due fattori principali la chiave della creatività sull’ambiente lavorativo:

  1. I colleghi
  2. lo stile di monitoraggio del manager

Un primo studio condotto in ambiente ospedaliero, si componeva di due fasi:

  1. in una prima fase, 123 impiegati, fra cui infermieri, farmacisti e personale amministrativo, compilavano un questionario, volto ad indagare fattori quali la creatività dei colleghi, il feedback manageriale e la personalità creativa;
  2. nella seconda fase, i manager aziendali compilavano una valutazione sul grado di inventiva dei propri dipendenti sul lavoro, definita come la produzione di nuove ed utili idee relative alle procedure utilizzate a lavoro.

Così, incrociando i risultati provenienti dalle due fasi dell’indagine, Zhou è stata in grado di pervenire ai due fattori in grado di generare un comportamento lavorativo creativo:

Presenza di colleghi creativi e stile manageriale morbido

La presenza di colleghi creativi può favorire l’inventiva degli impiegati, ma solo se i supervisori non effettuano un monitoraggio troppo ravvicinato. L’eccessivo monitoraggio, spiega Zhou, è caratterizzato da controlli frequenti ed intrusivi da parte dei supervisori e questo, oltre ad essere seccante, può portare gli impiegati -ed in particolar modo quelli meno creativi- semplicemente a mimare il comportamento dei colleghi più creativi. “Questa non è creatività”, spiega Zhou: “Al fine di trarre beneficio da un collega creativo, c’è bisogno che un dipendente abbia il tempo e lo spazio per imparare strategie creative utilizzate dai suoi colleghi, come, ad esempio, il brainstorming”.

E l’umore ha qualche effetto?

Su questo aspetto i risultati delle ricerche appaiono contrastanti. Sembra intuitivo assumere che l’umore positivo enfatizzi la creatività a lavoro, così come supportato da alcune ricerche (es.: Isen et al., 2002). Studi recenti, però, suggeriscono che questo non è sempre vero e che, almeno in alcuni casi, emozioni negative come ansia e tristezza spingono alla creatività, in quanto vengono interpretate come sintomatiche della presenza di un problema che richiede una soluzione alternativa a quelle già utilizzate. In ambienti alienanti, però, dove la creatività non rappresenta un fattore chiave per la buona conduzione del lavoro, tali emozioni tendono ad associarsi alla sospensione del lavoro da parte di chi le prova, in quanto vengono lette come sintomatiche dell’insoddisfazione nei confronti della propria attività.

In ambienti dove la creatività, l’inventiva ed il problem solving rappresentano il carburante della produzione, si pone come prioritario lo studio, da parte dei manager aziendali, dei fattori psicologici, ambientali e, più ampiamente, biopsicosociali in grado di enfatizzare tali caratteristiche.

Bibliografia:

  • Dingfelder, S. F. (2003). Creativity on the clock. Monitor on Psychlogy, 34 (10), 56
  • Erez, A., Isen, A. M. (2002). The influence of positive affect on the components of expectancy motivation. Journal of Applied Psychology, Vol 87(6), 1055-1067.