Complici del silenzio – Regia: Stefano Incerti – Attori: Alessio Boni, Giuseppe Battiston, Jorge Marrale, Juan Leyrado – Distribuzione: Mediaplex Italia – Paese: Italia 2008 – Uscita Cinema: 17/04/2009 – Genere: Drammatico – Durata: 103’
Argentina, Campionati del Mondo di calcio 1976, Maurizio, cronista sportivo, ha un plico da consegnare ad una donna impegnata nella resistenza contro il regime. Se ne innamora, ma diviene inconsapevole strumento della sua cattura. Napoletano, il regista ha sempre dedicato la massima attenzione alle dinamiche storiche e sociali del presente. E, in effetti, il film non è un film “storico” , ma un film saldamente ancorato al presente. Intendiamoci: la ricostruzione storica del ‘78 è ineccepibile; per quanto non invasiva e opprimente, ha la funzione di darci l’atmosfera esistenziale che attraversava quello sciagurato periodo della dittatura argentina di Videla & soci, protrattasi dal ‘76 all’84. Una delle più sanguinarie dell’intera storia contemporanea. Il regista e il suo giovane sceneggiatore Rocco Oppedisano, hanno creato un meccanismo narrativo fondato sul lento rendersi conto del dato storico da parte di un tizio qualunque, mediamente sensibile alle problematiche sociali, che lentamente, ma inesorabilmente s’immerge nella storia. Le sue motivazioni sono individuali, perché s’innamora di Ana, ma non per questo meno reali. La repressione fu così bestiale e indiscriminata che anche ampi segmenti di popolazione giovanile, legati a Parrocchie, e nemmeno completamente politicizzati, furono spietatamente trucidati, come riportato in quell’impressionante, compatta sequenza nella Chiesa. Fu davvero il colmo che la Dittatura, che si ergeva a “Difenditrice dei Valori Cristiani”, ammazzò senza pietà moltissimi cattolici e innumerevoli Preti di base, mentre le alte Gerarchie, pur perfettamente informate, furono titubanti se non favorevoli a questi ammazzatoi. Il regista guarda a questi avvenimenti con l’occhio del presente. Si domanda: ma ciò che è successo, siamo sicuri che non possa ripetersi? Fedele alla lezione di Francesco Rosi, come egli stesso ha dichiarato, parte da storie individuali, che arrivano a confrontarsi con la società. È il caso del protagonista che si presenta all’appuntamento con la storia da inconsapevole, da ingenuo in buona fede, come potrebbe essere anche uno dei nostri giorni che cercasse di confrontarsi con quella situazione storica. Avrebbe enormi difficoltà a comprendere e a spiegarsi l’esatta portata della negatività, della ferocia con cui la Junta golpista decimò un’intera generazione:più di 30mila giovani massacrati, scomparsi senza nome o luogo. Un incredibile massacro. Alessio Boni, “entra” in questo pianeta con umiltà, grazie ad un coinvolgimento non politico o ideologico: è la sua semplicità umana che è messa di fronte all’inenarrabile. Il procedere narrativo è solido e coeso. Illustra con chiarezza scarna e incisiva i fatti, senza fronzoli, ma con sicurezza di montaggio e di organizzazione delle inquadrature. Ma dà anche spazio al mélò, nel dare voce all’indignazione personale e collettiva di fronte alla tracotanza folle e omicida dei carnefici. Questo duplice registro dà forza all’impatto emotivo sullo spettatore. Questa solidità documentaria qualche critico l’ha definita “televisiva”. In realtà è una voluta e ben controllata cifra stilistica. Incerti, in altri suoi film, ha saputo costruire atmosfere più rarefatte e complesse, quando erano funzionali all’approccio narrativo da adottare: come nel bellissimo e misconosciuto“L’Uomo di vetro” (07). Oltre a Boni, gli attori sono tutti di livello: di fascino visivo e ben caratterizzata l’attrice argentina Florencia Raggi, nella parte di Ana.