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Dio e il Nulla. La religiosità atea di Emil Cioran

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<< Tra il niente e Dio c’è meno di un passo, perché Dio è l’espressione positiva del niente>> (Lacrime e santi – E.Cioran) A Napoli, alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso d’Aquino, Dio e il Nulla. La religiosità atea di Emil Cioran, un convegno di studi internazionale svoltosi nelle giornate del 15 e 16 novembre 2017, nell’Aula Magna della Facoltà, piena in ogni ordine di posti, come nelle grandi occasioni, promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, con il contributo del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e in collaborazione con l’Accademia di Romania di Roma, l’Institut Français di Napoli e l’Istituto Cervantes di Napoli. Evento rivolto non solo a studiosi o specialisti del pensiero di Cioran, ma a tutti i cultori del suo pensiero filosofico, con l’intento di promuovere e valorizzare, verso un pubblico sempre più vasto, la conoscenza di Cioran in Italia.

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Emil Cioran – Nato a Rasinari, in Romania, nell’aprile 1911, muore a Parigi il 20 giugno 1995. È stato un filosofo, saggista e aforista rumeno, tra i più influenti del XX secolo. Dal 1933 al 1935 visse a Berlino, e dalla seconda guerra mondiale in avanti risiedette in Francia con lo status di apolide; scrisse i primi libri in lingua romena, ma dalla fine del conflitto scrisse sempre in francese. Vicino al pensiero esistenzialista, si distacca comunque dal movimento esistenzialista francese per la sua distanza ideologica dai principali esponenti quali Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Albert Camus, rifiutando l’impegno politico attivo sul fronte progressista e condividendo la filosofia dell’assurdo del suo amico Eugène Ionesco, benché venata dal suo pessimismo radicale. Il pensiero di Cioran è infatti influenzato da Nietzsche, Schopenhauer, Heidegger, e successivamente anche da Leopardi, dai quali trae il suo nichilismo e il suo pessimismo.

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Il convegnoCioran, ovvero un naufrago non disperato nel mare del nulla, è l’interrogativo di fondo della due giorni a Capodimonte, che riprende testi dell’intellettuale francese, approfondito nel suo essere mistico e nell’insieme al non credere in nulla. Dopo ottant’anni dalla pubblicazione di Lacrime e santi, l’incontro ha avuto come obiettivo quello di problematizzare la valenza e l’importanza della questione religiosa all’interno della riflessione filosofica di Cioran. Considerato, sotto molteplici aspetti, Il suo percorso esistenziale, sin dagli anni giovanili, oscillante nella costante ricerca di un Dio e nel suo categorico rifiuto. Un percorso che ha voluto sollecitare la filosofia di ispirazione cristiana e la teologia, sino  ad entrare più in profondità rispetto alle domande dell’uomo contemporaneo, in un tempo di acclarata complessità socio-psicologica-culturale. Il Convegno ha goduto della partecipazione di filosofi, saggisti, ma anche giovani e qualificati studiosi, che hanno dedicato al pensatore rumeno-parigino importanti lavori critici, e che da anni sono impegnati in un’intensa attività di ricerca sui testi inediti.

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Il programma – Nella giornata del 15 novembre, dopo i saluti introduttivi del Preside della PFTIM, Gaetano Castello, dell’ambasciatore della Romania presso la Santa Sede, Liviu – Petru Zapirtan, dell’assessore alla cultura e spettacolo del Comune di Napoli, Nino Daniele, ha preso il via la I Sessione, presieduta da Pasquale Giustiniani, della PFTIM sez. San Tommaso, con gli interventi di Aldo Masullo, Università di Napoli Federico II, La solitudine dell’unico e di Nicolas Cavaillès, di Lyon, Cioran et le besoin de Dieu. La II Sessione, avente ad oggetto le Comunicazioni, è stata presieduta da Giuseppina De Simone, PFTIM, sez. San Luigi, con gli interventi di Mattia Luigi Pozzi, Università Cattolica di Milano, L’Apocalisse esige umorismo; Paolo Vannini, Università di Trento,Cioran e Qohelet: le rivelazioni del deserto. Nella seconda giornata del 16 novembre, la III Sessione, presieduta da Francesco Miano, dell’Università di Roma Tor Vergata, ha visto gli interventi di Pasquale Giustiniani, della PFTIM sez. San Tommaso, Emil Cioran: “un nichilista di tendenze religiose”; Giuseppe Ferraro, Università di Napoli Federico II, Una vita sterminata; Antonio Di Gennaro, da Napoli, Tra invocazione e bestemmia: così prega Emil Cioran.  IV ed ultima Sessione, relativa alle Comunicazioni, presieduta da Roberto Gallinaro,  PFTIM, sez. San Tommaso, ha avuto gli interventi di Massimo Carloni, da Ancona, Né Dio, né senza Dio, Cioran, un mistico che non crede in nulla; Pablo Javier Pérez Lopez, Università di Valladolid, Mistica y conocimiento en Maria Zambrano Y E.Cioran; H.C.Cicortas,Fondazione Bruno Kessler- Trento, sulle tracce dell’Assoluto: Emil Cioran e Mircea Eliade a confronto; Silvio Mastrocola, PFTIM, San Tommaso, Cioran, un approccio nell’ottica ella storia della letteratura.

 

Lacrime e santi – Fu pubblicato per la prima volta a Bucarest nel 1937, quisi trovano già molti dei temi principali del pensiero di Cioran. La frequentazione appassionata dei mistici, l’attraversamento della via delle lacrime come conoscenza non illusoria, la musica come rimpianto del paradiso, il problema della sofferenza, lo scetticismo che non separa dalla vita, ma anzi rende la vita sempre più intensa, il pensatore privato sul letamaio del mondo, lo humour irriverente e paradossale. Una lettura corroborante per l’anima, che risveglia sentimenti primari e profondi, illumina con il fuoco di lampanti aforismi, riflessioni profondissime sul groviglio della natura umana.

Qualche riflessione e approfondimento di un convegno: Il rapporto tra Dio e il Nulla, la dimensione mistica -spirituale del nichilismo di Cioran – <<Sono certo di aver incontrato Dio, ma ho fatto di tutto per non volerlo incontrare>>: una esperienza di pensiero, quella di Cioran, che, sin dagli anni giovanili, oscilla tra la costante ricerca di un Dio e il suo categorico rifiuto, tra l’esperienza mistica e il nichilismo assoluto. In egli teologia e ateismo si fondono e si confondono, sino a fare forma ad una fede laica, che vede nella solitudine dell’anima, e nelle sue più intime espressioni, come la preghiera, la musica e la scrittura, il luogo privilegiato dove poter incontrare Dio, o la sua idea. Diceva di se stesso di essere un nichilista di tendenze religiose. <<Quando, dopo aver inghiottito il mondo, restiamo soli, fieri della nostra impresa, Dio, rivale del Niente, ci appare come un’ultima tentazione>>; non crede in Dio, ma nel nulla, che nulla a che fare con Dio, ma con l’assenza di Dio. Per Cioran, il concetto di Dio prende forma solo in un tempo successivo, ossia quando l’uomo sperimenta la tragicità della propria condizione, e il Dio diviene unicamente un palliativo della mente sofferente. Come ogni uomo, egli avverte il bisogno religioso, ossia la tendenza o l’impulso ad oltrepassare se stesso in vista di un Assoluto che non esiste, se non come frutto di una fervente immaginazione. <<Dio, come i santi, è un’occasione per sfuggire all’opprimente banalità del vero>>; Dio non altro che l’Essere supremo, immaginario, colui che l’essere umano si inventa come ultimo appiglio di salvezza nel fondo della propria solitudine.

Da Lacrime e santi – <<Dio ha creato il mondo per paura della solitudine; è questa l’unica spiegazione possibile della Creazione. La sola ragion d’essere di noi creature è di distrarre il Creatore. Poveri buffoni, dimentichiamo che stiamo vivendo i nostri drammi per divertire uno spettatore di cui finora nessuno al mondo ha sentito gli applausi. E se Dio ha inventato i santi – come pretesti di dialogo – lo ha fatto per alleggerire un po’ di più il peso del suo isolamento. Quanto a me, la mia dignità esige che io gli opponga altre solitudini, altrimenti non sarei che un giullare in più>>.