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I De Filippo e il loro cuore in palcoscenico

“Un cuore in palcoscenico” di Luigi De Filippo. Edizioni Mursia.

In questi tempi in cui l’arte di interpretare un personaggio si è fatta alla portata di molti, si è perso un po’ di vista il vero significato di talento, genuinità mista ad impegno e bravura. L’arte  in alcune occasioni viene intesa come un mestiere  improvvisato e non come un amore ereditato. Insomma, in un’epoca fatta di molti attori o presunti tali, capita davvero a pennello questo libro di Luigi De Filippo, Un cuore in palcoscenico. Luigi, figlio di Peppino, nipote di Eduardo e Titina, è nato nel 1930, proprio nel pieno della grande notorietà dei fratelli De Filippo: nel 1933 nasce il teatro umoristico, la cui vita e prosperità è durata circa 15 anni per quel che riguarda il sodalizio artistico dei tre fratelli, ma che si può dire viva ancora oggi nella tradizione mai dimenticata, eterna, che Napoli e la sua gente porta nel cuore. Un sodalizio artistico che è nato e cresciuto proprio in un periodo buio storicamente parlando; il fascismo e la seconda guerra mondiale non hanno di certo messo un freno a questo treno in corsa rapprensentato dal trio più acclamato di quegli anni. Nonostante le politiche repressive del periodo, i De Filippo non hanno mai rinunciato alla loro posizione antifascista, andando talvolta a pizzicare il regime con qualche piccolo sbeffeggio mai sanzionato dal duce: in più di un’occasione non si sono trattenuti dal dedicare al governo fascista  battute amaramente ironiche, <<fanciullesche e dispettosamente incorreggibili>>, come ricorda Luigi.

La nascita del teatro umoristico, le vite e gli aneddoti riguardanti i tre fratelli, la rottura di questo sodalizio artistico tra Peppino ed Eduardo, la madre, l’attrice Adele Carloni, alla quale Luigi dedica un capitolo e una lettera, la guerra, il sodalizio con Totò, l’amicizia con personaggi illustri come Pirandello, Gaetano Afeltra vicedirettore del Corriere della sera e direttore del Giorno, lo scrittore Salvato Cappelli, il maestro Federico Fellini. C’è tutto questo e tanto altro nel libro in questione.

Napoli e il suo dolce ricordo contro un amaro presente. Roma, città in cui i De Filippo hanno trovato consensi e successi. Il titolo di grand’ufficiale della Repubblica per meriti artistici nel 2005. Una parentesi anche sulla crisi del teatro, sull’indifferenza che la politica dimostra nei confronti del teatro sempre più spesso messo da parte da chi potrebbe fare qualcosa per rimediare a questa crisi.

Questo lungo e mai noiso viaggio attraverso le parole di Luigi De Filippo sono uno spunto alla riflessione, specialmente per chi non ha avuto modo di godere,a nche  per questioni anagrafiche, della rivoluzione teatrale portata dai fratelli De Filippo. In un’epoca in cui la televisione regna sovrana nell’intrattenimento del grande pubblico, rifilando per lo più programmi dai discutibili contenuti e con discutibili personaggi, un richiamo alla tradizione e al gusto dolce del teatro umoristico, quello vero, quello che ha fatto storia, questo libro di Luigi De Filippo è senza dubbio un’opera riuscita.

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