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Il primo film su Giancarlo Siani a San Giorgio a Cremano

 Una sala gremita ha accolto l’invito lanciato dall’attivo Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di San Giorgio a Cremano Renato Carcatella giovedì 21 maggio presso la sala della Biblioteca di Villa Bruno, nell’ambito del cineforum gratuito “Siamo tutti Napoletani”. Il giovane giornalista del Corriere del Mezzogiorno Sandro Di Domenico ha aperto la manifestazione con il lancio di un video musicale dei Biscuits, duo rap di Torre Annunziata con una canzone in dialetto dedicata a Giancarlo Siani, precario del Mattino, ammazzato dalla camorra il 23 settembre del 1985 sotto casa sua a Napoli. “Fortapache” il titolo della canzone che accompagna il video ispirato all’omonimo film firmato dal regista Marco Risi, figlio dello scomparso Dino. Carcatella ha introdotto la proiezione assegnando una targa a Sandro Di Domenico come riconoscimento per il suo lavoro, nonché per il premio ottenuto al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia per la sezione under 30. Di Domenico ha voluto ricordare con un breve spezzone del suo lavoro la figura di Giancarlo, un ragazzo “normale” che amava la vita, allenava una squadra di pallavolo, una figura di studioso consapevole e attento. Assieme a Tosi, altro giornalista ha ripercorso la breve ed intensa vita di Siani attraverso i suoi reportage, i lavori pubblicati per l’Osservatorio sulla Camorra guidato da Amato Lamberti e la tragica fine avvenuta il 23 settembre del 1985, appena quattro giorni prima che compisse 26 anni. Torre Annunziata soprannominata “Fortapache” è il teatro di violenti scontri di camorra che insanguineranno la città vesuviana attorno alla metà degli anni ’80. Ogni giorno Giancarlo compiva sessanta chilometri tra tangenziale ed autostrada per andare sul campo, annotare, osservare, scrivere con passione e premura nei particolari. Dapprima segue le vicende post terremoto che vedono la camorra allungare le mani sulla ricostruzione; infine i fatti di cronaca nera legati ai clan e alla guerra di spartizione del territorio. Presente al dibattito Maurizio Fiume, regista di “E io ti seguo”, premiato anch’egli con una targa dell’Amministrazione. In un interessante botta e risposta ha fatto luce su aspetti, momenti e profili poco noti di Giancarlo Siani. In effetti Giancarlo fu capace di intercettare quel filone legato alla cronaca nera, un percorso dettagliato e puntiglioso che nessun altro aveva ancora intrapreso. Occuparsi di camorra significava un tempo parlare di fatti di colore e non equivaleva al suo impegno civile che approfondiva i rapporti a doppio filo con la politica. A soli 22 anni Giancarlo compie un lavoro metodico che disturba, infastidice, mette in ombra gli altri per la sua bravura, facendoli sembrare per riflesso quasi dei “fannulloni”. Rileggendo le inchieste di Siani e i suoi scritti e guardando l’opera di Saviano, quest’ultima può essere considerata a giusta ragione la continuazione di quel lavoro interrotto. E qui che si innesta anche il film prodotto da Fiume “E io ti seguo”, poco conosciuto al grande pubblico ma che ha rappresentato la prima pellicola dedicata al caso Siani. Le sue intuizioni cinematografiche hanno costituito il punto di partenza per la realizzazione di “Gomorra” di Matteo Garrone. Il film è stato girato con inquadrature in presa diretta che rendono bene l’impegno quotidiano di Giancarlo, sempre in giro con la sua Citroen Mehan verde aperta, simbolo di libertà. Nel film viene ricordata la strage di Sant’Alessandro avvenuta il 26 agosto del 1985 a Torre Annunziata che lascerà sul selciato 8 morti e 7 feriti in un clima sempre più teso di terrore e violenza che scuoterà di li a poco la città. Valentino Gionta, figura di spicco della nuova camorra, diviene in breve tempo il leader indiscusso del fiorente mercato della droga e del racket. Fiume si sofferma sulla grande risposta di piazza verso i fatti di sangue alternando sullo schermo le immagini dell’epoca, generazioni scese in piazza che esprimeranno una richiesta forte di legalità all’allora primo cittadino. Le vicende di Giancarlo vengono narrate sullo schermo attraverso fatti di vita e gli articoli in una sorta di cronistoria, con un ritmo che tiene gli spettatori in ansia sino alla fine. Una ricostruzione che si rivela realistica e che colpisce sul finale, con lo sgomento dei colleghi del Mattino e la rivolta della redazione che chiede un titolo in prima pagina. Il regista ha rinunciato ai diritti d’autore purchè venisse proiettato in un momento pubblico. Ha affermato inoltre che restano ancora coni d’ombra attorno alla morte di Giancarlo, come la scomparsa dei suoi dossier sulla camorra. Nel 1997 il Pm D’Alterio ha fatto condannare i responsabili e gli esecutori dell’omicidio all’ergastolo. Tuttavia gli intrecci tra affari e politica non sono mai stati chiariti e ancora oggi, a distanza di 24 anni restano intatti alcuni misteri. Chiara e luminosa risulta la sua opera e il suo messaggio ancora vivo, come testimonia la realizzazione ad opera dei giovani del territorio di Ercolano di Radio Siani.

 

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