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Il sacro e la sfida dell’arte contemporanea, un confronto a San Domenico Maggiore

Esprimere l’inesprimibile: a Napoli, nel convento di San Domenico Maggiore, il miracolo dell’arte. Il senso del sacro. Una sfida all’arte contemporanea, presso la Sala del Refettorio, un evento inserito nell’ambito delle manifestazioni per le celebrazioni di San Gennaro e promosso dall’arcidiocesi di Napoli e dall’assessorato alla cultura e al turismo del Comune di Napoli. Quaranta artisti in quaranta opere, insieme nel cammino per rinnovare l’intesa tra arte e Chiesa, in una espressione di un linguaggio che racconta all’uomo ciò che i suoi occhi, da soli, non sanno vedere; un linguaggio che apre il cuore dell’uomo a una verità che la ragione, da sola, non sa cogliere. Inaugurazione il 17 settembre, alla presenza dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, e dell’assessore alla cultura e al turismo, Nino Daniele. La mostra, che resterà aperta fino al 20 ottobre e sarà visitabile negli orari di apertura di San Domenico Maggiore, dal lunedì al sabato dalle ore 9:00 alle 18:30, è documentata da un catalogo pubblicato da Elio de Rosa editore con coordinamento redazionale di Luciana Mascia e con testi di Luigi Caramiello, Clementina Gily Reda, Luciana Mascia, Rosario Pinto e il progetto grafico di Elio de Rosa.

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Gli artisti che espongono e le loro opere – Enzo Angiuoni, Vitalità della Croce;  Vincenzo Aulitto, Passione Verde; Angelo Casciello, Il luogo sacro; Carlo Cordua, Di nulla; Carlo Cottone, L’oro di Napoli tra fede e bellezza; Fortunato Danise, il Mistero del Santo; Carmen de Rosa, Sine Die; Antonio Del Prete, Occhio sull’infinito; Giuseppe Di Franco, Magma; Michele Di Martino, Il Crocifisso; Antonio Di Rosa, Tre Chiodi; Ellen G.,Retablo nr. 5; Salvatore Esposito, Senza titolo; Sofia Ferraioli, Mater; Luciano Ferrara, Jaunuaris; Giovanni Ferrenti, Teatrino; Diana Franco, Cardinali; Stelvio Gambardella, Fratture; Clara Garesio, Invisibili Amici; Felice Garofano, Meditazione; Mario Iaione, Avanzi di Senso; Carlo Improta, Sibilla; Giuseppe Leone, Il Santo; Franco Lista, Angelus Novus; Luciana Mascia, La vita, la cura, la preghiera: trilogia dell’amore;  Lina Modola, Il pane quotidiano; Maya Pacifico, Ubik; Filomena Pagnani, Sacro; Fabio Perricone, Speranza in viaggio– San gennaro mette le ali per generare una nuova vita; Maria Petraccone, Sacro; Giuseppe Pirozzi, Altri sensi; Carlo Ravaioli, Ritratto di Papa Paolo VI; Ciro Riccardi, Senza titolo; Michele Roccotelli, Vento; Elena Saponaro, Untiled; Marinella Tortora, Chiostro del Paradiso; Lucio Valente, Ricerca di tenerezza;  Vittorio Vanacore, Migrantes; Salvatore Vitagliano, Musa.

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Il senso del sacro nell’arte –  Culto e tradizione, la fede che si intreccia da sempre con i valori fondanti della vita, con le sue attese, i suoi interrogativi, le sue latitudini di senso. Ogni tempo e ogni popolo hanno trovato nell’arte il riferimento concreto, sensibile, visibile per la testimonianza della fede, per l’esercizio del culto religioso e per la comprensione della bellezza ineffabile della trascendenza e dell’infinito. Non sono necessarie particolari conoscenze di storia o di filosofia dell’arte per capire come il rapporto tra l’arte e la dimensione del sacro sia sempre stato vitale nella storia dell’uomo. In ciò che l’arte rappresenta, si riconosce il popolo, e nella differenza degli stili artistici si esprime la bellezza che l’uomo ha cercato di imprimere alla materia per sottrarla all’assenza di significato e per consegnarle un valore di verità. Anche un bambino rimane incantato di fronte a una cattedrale, alla sua magnificenza, alla sua potenza espressiva. E la meraviglia, lo stupore per la bellezza sono ciò che avvicina, quasi con istintiva immediatezza, la persona al significato simbolico a cui l’opera rinvia. Insomma, una chiesa non è soltanto una costruzione di pietra o di mattoni ma è ciò che è in grado di evocare qualcosa di più della sua semplice struttura materiale.

L’esperienza del Sacro secondo Luciana Mascia, artista - «La fabbrica del fare va avanti a gonfie vele. Fare arte è anche insegnare, con le proprie opere e le proprie azioni quotidiane, ad apprezzare la vita e a viverla praticando la verità, giustizia, franchezza, capacità di guardare negli occhi chi sta di fronte per essere sempre credibile e andare oltre il dire, con l’esempio e col fare. La vera arte mentre ci trasmette la fragilità dell’uomo di fronte alla natura e di fronte alla religione, sa esprimere la sua necessità di sentirsi proiettato verso l’infinito. Mistero, spiritualità, ricerca del sublime, si confondono e si fondono col piacere della libertà di immaginare oltre ogni confine. Il bisogno dell’uomo di andare oltre l’orizzonte della realtà percepibile è lo stesso bisogno che afferisce, propriamente, alla religione come all’arte».

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Il cardinale Crescenzio Sepe agli artisti – «Siamo tutti consapevoli del ruolo che voi artisti potete svolgere nella costruzione della casa dell’uomo. Voi ci aiutate a guardare in profondità, a non arrestare lo sguardo alla superficie delle cose. Ci educate ad essere più consapevoli delle nostre scelte, a sperimentare nuovi percorsi. Senzadi voi la vita sarebbe banale e noiosa. Aiutateci ad avere occhi di stupore per entrare nelle pieghe della realtà e scorgere quello che nessuno può intravedere. La bellezza dell’arte ci aiuterà a scoprire che, nonostante tutto, la vita è bella, perché la bellezza è il volto intimo dell’Essere, di ogni essere».