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In Luce, 55 volti al Madre

Toni Servillo IN LUCEAl Museo Madre di Napoli, al Largo Donnaregina, sino al 28 novembre 2016, In Luce, esposizione a cura di Maria Savarese. Progetto realizzato fra il 2015 ed il 2016 da Cesare Accetta, uno dei più noti fotografi e lighting designer italiani, la cui pratica unisce teatro, cinema e arti visive.

LA MOSTRAIn Luce, dedicato a Oreste Zevola (1954-2014), si propone come il primo capitolo di un catalogo proiettato verso il futuro e dedicato all’umano, nell’infinita varietà dei tratti e degli atteggiamenti interpretativi. I 55 “volti” di In Luce sono: Valentina Acca, Laura Angiulli, Annapaola Brancia D’Apricena, Simona Barattolo, Mimmo Basso, Sonia Bergamasco, Alessandra Bertucci, Monica Biancardi, Maurizio Bizzi, Mimmo Borrelli, Silvia Calderoni, Salvatore Cantalupo, Carlo Cerciello, Antonello Cossia, Angelo Curti, Alessandra D’Elia, Lavinia D’Elia, Marita D’Elia, Antonietta De Lillo, Pippo Delbono, Cristina Donadio, Fabio Donato, Patrizio Esposito, Lino Fiorito, Maurizio Fiume, Marco Ghidelli, Fabrizio Gifuni, Simona Infante, Valbona Malaj, Stefania Maraucci, Antonio Marfella, Mario Martone, Laura Micciarelli, Enzo Moscato, Mimmo Paladino, Lorenza Pensato, Paola Potena, Andrea Renzi, Giulia Renzi, Carlo Rizzelli, Giuseppe Russo, Lucio Sabatino, Federica Sandrini, Francesco Saponaro, Maria Savarese, Antonello Scotti, Pierpaolo Sepe, Lello Serao, Toni Servillo, Rosario Squillace, Tonino Taiuti, Sonia Totaro, Marianna Troise, Imma Villa, Chiara Vitiello. Una intensa rappresentazione-interpretazione dell’elemento corpo, in cui  il volto è offerto all’azione interpretativa dell’artista. La luce percorre la superficie del viso, rivelandone tracce di evidente intimità, in gran parte sconosciute al soggetto stesso.

 Giulia Renzi IN LUCE

CESARE ACCETTA – Napoletano, classe 1954, inizia a lavorare come fotografo di scena nel circuito del teatro di sperimentazione, collaborando con il Teatro Instabile di Napoli e, in seguito, con altri gruppi dell’avanguardia – soprattutto napoletana – come il Falso Movimento di Mario Martone e il Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller. Nel decennio successivo, rivolge la sua attività di fotografo di scena anche verso il cinema. Nel 1995 esordisce come direttore della fotografia con il film I racconti di Vittoria, diretto da Antonietta de Lillo, regista con la quale collabora poi regolarmente per le opere. Sebbene si dedichi molto al cinema, lavorando con altri autori napoletani – come Pappi Corsicato (Chimera) e Nina di Majo (Autunno, L’inverno) – non abbandona l’attività di light designer teatrale e, in più occasioni, cura la fotografia delle riprese televisive di spettacoli. Tra i numerosi riconoscimenti che gli sono stati conferiti come direttore della fotografia per il cinema, la Grolla d’oro nel 2001, per Chimera, l’Esposimetro d’oro nel 2002 per L’inverno, Ciak d’oro e Globo d’oro nel 2005 per Il resto di niente. Nel 2014 vince il premio ANCT -Associazione nazionale critici teatrali – come lighting designer per il teatro.

MUSEO MADRE – Nel cuore antico di Napoli, lungo la Via dei Musei, i tre piani dell’ottocentesco Palazzo Donnaregina ospitano il Madre — museo d’arte contemporanea Donnaregina.  7200 mq di spazi espositivi, con installazioni site-specific, collezioni ed esposizioni temporanee. Acquistato nel 2005 dalla Regione Campania per destinarlo a museo per l’arte contemporanea e restaurato su progetto dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, il Palazzo è affidato alla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.

<<Come spesso accade, tutto ha avuto inizio per hobby, quando frequentavo il secondo o terzo anno di liceo. Volevo semplicemente imparare a scattare belle foto. L’incontro con l’arte contemporanea è stato la vera svolta: una semplice passione divenne così lo scopo della mia vita.Nelle mie fotografie ciò che si intravede ha la stessa importanza di ciò che si vede. Quando mi chiedono il significato della  fotografia – dichiara Accetta – non rispondo con le parole, ma indico una sequenza di fotografie del fotografo statunitense Duane Michals dal titolo “Le cose sono ambigue”».