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Inaugurato a Posillipo l’anno accademico della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale

Foto_Metropolita«Il nuovo Anno accademico si apre in un contesto segnato da fattori di vivacità ecclesiale di importante rilievo – come, ad esempio, il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia – e da una crisi ancora molto preoccupante. Da una parte le forti sollecitazioni di Papa Francesco per un Chiesa “in uscita”, adeguata evangelicamente alla realtà del mondo, disposta ad ascoltare gli uomini e le donne del nostro tempo con le loro domande, i loro dubbi, le loro attese e a fasciare le loro ferite. Dall’altra la grave crisi economica in cui versano molti paesi europei, palpabile in maniera particolare nel nostro Meridione d’Italia per le condizioni disperate che attanagliano tante famiglie». Con queste parole il Preside uscente Gaetano Castello, dopo il saluto del gesuita Domenico Marafioti, nuovo Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha aperto la relazione annuale all’inizio della cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015, che si è tenuta il 17 ottobre nell’Aula magna della Sezione di Posillipo.

Alla presenza del Gran Cancelliere, il Cardinale Crescenzio Sepe, dei Vescovi, di Autorità civili e militari, di numerosi docenti e studenti è iniziato, così, ufficialmente il lavoro delle due Sezioni (San Tommaso e San Luigi), degli Istituti Teologici aggregati e affiliati e dei diversi Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR) di Campania, Basilicata e Calabria collegati alla Facoltà Teologica. Di essi è possibile avere un quadro più dettagliato attraverso il sito web (www.pftim.it) e i collegamenti che offre con quelli dei 22 centri accademici che insistono sul territorio meridionale.

A tenere la prolusione è stato Sua Eminenza Ilarion Alfeev, Arcivescovo Metropolita di Volokolamsk e Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, che ha trattato il tema: Teologia della libertà. Cristianesimo e potere civile dall’editto di Milano ai nostri giorni. «Lo scorso anno è stato solennemente celebrato in tutto il mondo cristiano il millesettecentesimo anniversario della promulgazione dell’editto firmato a Milano nel 313 dagli imperatori della parte occidentale e orientale, Costantino e Licinio: il primo documento statale ufficiale dell’Impero romano grazie a cui la Chiesa ha ricevuto non soltanto il diritto di esistere, ma anche il riconoscimento da parte della società». Partendo da quest’anniversario e ricordando che, in concomitanza, la Chiesa ortodossa da lui rappresentata ha festeggiato i 1025 anni del Battesimo della Rus’, il Metropolita Ilarion ha affermato che «la coincidenza delle due ricorrenze fa riflettere sul cammino storico della Chiesa, meditare sull’evento antico che diede inizio a una nuova civiltà cristiana e, nello stesso tempo, valutare anche la nostra storia recente».

Ha citato, poi, l’apostolo Paolo («Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» – Eb 13,14), aggiungendo che «la nostra epoca possiede in sé qualcosa di profondamente simile all’epoca che seguì la promulgazione dell’editto di Milano. Da legame tra i due tempi funge il concetto di libertà. Il principio della libertà di coscienza, proclamato in quell’editto, divenne la base del nuovo rapporto del “potere” verso i “sudditi”. L’editto di Milano ha anticipato di sedici secoli ciò che è divenuto pienamente possibile soltanto nel Novecento, dopo secoli di guerre e discriminazioni. In un’intera serie di documenti internazionali, posti alla base del diritto mondiale contemporaneo (come, per esempio, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo o la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali), la libertà di professare la propria fede e di vivere conformemente a essa – idea basilare dell’editto – è postulata come una delle libertà principali della persona umana».

E ha concluso: «L’esperienza storica della Chiesa non ci consente, dopo aver ricevuto la libertà, di non disporre di essa con intelligenza. Oggi si esige dalla Chiesa una particolare saggezza, perché abbiamo ricevuto una tale occasione storica che non abbiamo il diritto di lasciarci sfuggire. Libertà e responsabilità sono valori assoluti, senza la cui interazione non è possibile costruire una società giusta. A questi valori si aggiunge un principio non meno importante: la collaborazione tra Chiesa e Stato in tutti i campi in cui essa è possibile e necessaria, soprattutto per ciò che è connesso alla sfera dell’etica pubbila».

Gli ha fatto eco, in chiusura, il Cardinale SepeVoglio augurare a tutti voi e alla generazione futura di credenti di conservare lo spirito di quella libertàcristiana che stima vanità tutto ciò che non piega la testa dinanzi al Dio vivente. Portando nel mondo la Parola di Cristo non dimentichiamoci, però, che l’esempio della nostra vita personale è sempre stato e sarà la migliore testimonianza. Possa la nostra attività iniziare a partire da noi, per arrivare poi alle famiglie, alle parrocchie, nelle scuole e nelle università. Allora potremo, con le nostre vite degnamente vissute, rendere grazie a Dio per il prezioso dono della libertà che lui dona a noi e che nessuno ha il diritto di sottrarci».

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