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JOY

joy_film_locandinaAnni 50: Joy vive nello sprofondo di uno Stato dell’est, attorniata da una famiglia a dir poco vivace e complicata. Ma ha un sogno: inventare e produrre  oggetti utili. Ci riuscirà col mop. La vita di Joy Mangano, che realmente ha creato questo e altri oggetti per la casa, divenendo multimilionaria, è stato lo spunto del film (USA, 15).

L’ha diretto il regista David Owen Russell, oltre che  sceneggiato e prodotto insieme alla multitalentosa Annie Mumolo. E ne ha fatto un’opera di riflessione autorale su cosa ci “sia dentro” il vivere una vicenda così esemplare. La nonna, la voce narrante, e lei, Joy, sono le uniche che in casa hanno la testa sulle spalle: lei soprattutto con il carico dei problemi di tutti. Eppure, in lei abita un’indomita energia, che non le fa perdere di vista i suoi sogni.

Ed è così, riflettendo su uno dei tanti episodi di ordinaria disfunzione domestica, che le viene l’idea del mop. Il film inizia con delle scene di una soap tv in bianco e nero. La tv diveniva modello di spettacolarizzazione “diffusa”, perché tutti si adeguavano, a quei modelli valoriali di vita. Joy, capirà a volo l’importanza della tv: e sarà lei stessa, presentandosi come una casalinga, a veicolarvi il suo successo. E la vicenda di Joy si articola, con un montaggio più nervoso nelle parti iniziali del film, all’interno dell’atmosfera scenografica della famiglia che è, allo  stesso tempo, storico-sociale e psicologica. All’inizio abbondano le visuali a fish-eye, in cui tutti sono ripresi non sul piano ma su una sfera. Il regista così sottolinea stilisticamente l’aspetto corale. Poi, man mano che Joy diventa padrone di sé, la vista diventa tradizionalmente prospettica e frontale. L’assoluta protagonista è la splendida Jennifer Lawrence.