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LA LEGGENDA DEL CACCIATORE DI VAMPIRI

Di riletture delle origini della democrazia egualitaria americana ne sono state fornite diverse: in chiave esoterica (privilegiando le dinamiche massoniche), etico-religiosa (insistendo sull’etica protestante quale volano dello spirito capitalistico), politico-sociologica (Alexis de Tocqueville docet).

Probabilmente questa ricchezza di punti di vista ha persuaso lo scrittore Seth Grahame-Smith, il regista Timur Bekmambetov ed il produttore Tim Burton a fornire un loro contributo. E così assistiamo alle gesta di un Abraham Lincoln giustiziere di vampiri, con doti atletiche da X-Men e armato di ascia multifunzionale da fare invidia a Batman.

Scherzi a parte, un horror basato su un soggetto simile si può solo giudicare in termini di resa narrativa (discreta), spettacolarità (buona) e verosimiglianza (il Lincoln-supereroe appena descritto ha scarse chances di credibilità).

Revisionismo fantasy che intrattiene ma non convince, soprattutto se si considerano il successo del bestseller letterario cui si ispira ed il budget “hollywoodiano” dal quale può attingere.

In ogni caso, il desolante panorama cinematografico della stagione estiva potrebbe garantire discreti incassi.

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