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La Madonna di Rubens al museo Donnaregina

La Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori di Rubens e Brueghel

La Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori di Rubens e Brueghel

La Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori di Rubens e Brueghel al Museo Diocesano Donnaregina di Napoli. La mostra, arricchita da pannelli didattici sarà allestita nella Sala Solimena, è realizzata in collaborazione con il museo Madre della Regione Campania, e sarà visitabile dall’11 febbraio al 30 aprile 2018. Un’opera di notevole valore, nata dal sodalizio artistico di due dei maggiori artisti fiamminghi, e che da uno scritto di Erik Larsen risulterebbe venduto, nei primi del Novecento, da Charles Sedelmeyer al principe Nikolaus Esterhàzy e conservato nelle raccolte zurighesi di famiglia almeno sino al 1996.

L’opera  – Un’elaborata ghirlanda di fiori, frutta e animali incornicia un quadro raffigurante la Vergine Maria con il Cristo fanciullo ripreso stante. I dipinti della Vergine incorniciati con ghirlande erano particolarmente apprezzati nel mondo fiammingo, dove si configuravano quale risposta alla Riforma protestante che negava la validità delle rappresentazioni della Vergine o dei santi. Brueghel il Vecchio rispose al fabbisogno dei collezionisti cattolici di immagini votive di Maria, ponendo la Vergine all’interno di un delizioso intreccio di ghirlande, dove la sua capacità di raffigurare motivi naturali si rese elemento di spicco per una affascinante rappresentazione sacra. E’ così che, unendo le immagini religiose al verismo naturalistico, Peter Paul Rubens e Jan Brueghel il Vecchio rivolsero al panorama artistico del primo quarto del Seicento uno stimolante tema di ricerca su cui la cultura figurativa avrebbe potuto esercitare il proprio verbo. Di questo dipinto si registrano altre due versioni analoghe: una nelle raccolte del Louvre ed un’altra al Prado.

Gli artistiPeter Paul Rubens nacque in Germania il 1577. Tra i più grandi pittori e intellettuali del Seicento europeo, amante della cultura classica e della pittura italiana, collezionista informato e disegnatore abilissimo, Rubens sa elaborare un linguaggio di grande forza retorica. I suoi dipinti e i suoi cicli pittorici rappresentarono l’esperienza più all’avanguardia nel panorama della pittura dei primi decenni del Seicento, anticipando gli esiti della cultura barocca. La creatività e la capacità inventiva, unite a una grande sicurezza di gesto, lo portano a elaborare un linguaggio figurativo magniloquente in grado di fondere il colorismo veneziano con la tradizione pittorica fiamminga. Jan Brueghel il Vecchio, nato a Bruxelles nel 1568, autore prolifico di nature morte, spesso costituite di fiori e di paesaggi. I suoi primi dipinti sono spesso paesaggi che ritraggono scene delle Sacre Scritture. Nelle opere più tarde passò prima alla pittura di paesaggi puri e di ambientazioni urbane, quindi – verso il termine della sua vita – alle nature morte. Molte delle sue opere sono state realizzate in collaborazione con altri pittori; spesso le figure umane dipinte da altri artisti sono state integrate nei paesaggi dipinti da Jan Brueghel. Il più famoso dei suoi collaboratori fu Peter Paul Rubens.

Da dove nasce l’opera – La nascita di questa seducente composizione della Madonna inghirlandata andrebbe posta in rapporto con una intima visione dell’arte sacra del cardinale Federico Borromeo, mecenate di Brueghel. La collaborazione dei due artisti voleva essere una risposta alle tendenze artistiche nate nel contesto della Riforma protestante. La scelta del soggetto e  l’esecuzione dell’opera hanno un’efficace funzione devozionale, assicurata al successo soprattutto per la connotazione fortemente simbolica della ricca ghirlanda che salda il contorno della maternità.

Le meraviglie dell’arte fiamminga – Nelle Fiandre nel ’400 si assiste alla nascita di una nuova corrente artistica, la sua caratteristica principale è il forte intento realistico che porta all’esaltazione analitica della cosa fin nel minimo particolare. Il disegno penetra ogni punto dell’insistente e lo accompagna per metterlo sulla ribalta della visione esaltandone al massimo le possibilità romantiche. Ogni minimo dettaglio affida all’assoluta luminosità del colore la definizione ideale della rappresentazione. I protagonisti di questa nuova corrente portarono tecniche nuove, la pittura ad olio, ed un modo particolare di rappresentare la realtà. Non seguivano regole ma raffiguravano il mondo che gli si presentava dinanzi usando com’elemento unificante non la prospettiva ma il diffondersi della luce, quando questa colpisce la materia, ed analizzavano minuziosamente la realtà nei suoi piccoli particolari. La vera rivoluzione che essi apportarono non fu tanto nella composizione dei colori, quanto nella tecnica di stesura: con i pittori fiamminghi si elevò a sommo grado la tecnica della velatura. Una delle caratteristiche fondamentali era la capacità di conferire alle scene dipinte un carattere di quotidianità. I fiamminghi non praticarono l’affresco ma furono maestri della miniatura e della pittura su tavola, su cui applicano la pittura ad olio l’unica adatta a raffigurare il diffondersi della luce ed i dettagli minuti.