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L’Incredibile Hulk di Louis Leterrier


Per quanto Bruce Banner si nasconda nel più profondo delle favelas di Rio, la sua natura di Hulk, che egli cerca di controllare, ritorna. E con questa, la caccia che gli danno l’esercito, che vuole catturarlo, e un nuovo mostro, Abominio, che vuole liquidarlo. L’attuale versione di Hulk, che viene dopo appena 5 anni dall’altra, diretta da Ang Lee, inizia quando tutto è già avvenuto. Bruce Banner vive il conflitto con quella parte oscura che, quando la tensione è al parossismo, prende il sopravvento. Il film parte propriamente dalla messa in evidenza narrativa del nucleo drammatico profondo di questo tipico personaggio Marvel, “super eroe con super problemi”. Eroi dall’approccio virgiliano, come Enea, che devono, loro malgrado, assumere dei connotati estranei alla loro natura o che devono venire  a patti con componenti di sé che preferirebbero ignorare. E lo fa affidandosi ad un attore, come E.Norton, di estrema sensibilità e, addirittura, esprimente una profonda sofferenza e fragilità interiore rispetto alla “condanna” da lui subita di avere super poteri. Anzi, questa componente drammaturgica è molto messa in evidenza: lo sguardo di Bruce appare smarrito e sgomento, soprattutto quando vive come un incubo l’incomprensibile e vago ricordo di essere stato “altro da sé”. Il suo rapportarsi alla fidanzata è molto intenso. Ma anche il bestione, altrimenti insensibile Hulk, stranamente “sente” di dover proteggere, senza capire il perché, preso da un indecifrabile senso di amicizia e di attrazione. Quest’ultima non è riportata nella sfera sessuale, ma in una ancora più profonda e arcana zona affettiva: misteriosa e primordiale, ricorda l’ansia protettiva e di condivisione di King Kong, soprattutto dell’ultima bellissima versione, benché naufragata al botteghino, di Peter Jackson (05). Ciò appare nella delicata sequenza dei due che si riparano, seduti vicino in silenzio, dalla pioggia sotto le grotte. Tuttavia non dimentichiamo che siamo di fronte ad un prodotto del mainstream hollywoodiano che deve fare soldi. Anzi, le responsabilità finanziarie sono ancora maggiori perché a produrlo è direttamente la Marvel Studios. Infatti, il film, pur partendo da queste egregie premesse psicologiche, prende decisamente la strada del superfilmone d’avventura con scontri memorabili. Come quelli con Abominio, che era il killer dell’esercito divenuto mostro incontrollabile, interpretato con diabolica frenesia da T.Roth. Il regista, francese “allievo” di Luc Besson, è uno solido. Raccoglie la sfida intellettuale, propostagli da Norton anche sceneggiatore, ma non se ne fa irretire, gestendo con efficacia tutto il fragore del film.

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