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L’ora della Terra al bosco di San Silvestro

CASERTA – Una serata buia, ma per nulla tempestosa. Un gruppo di persone illuminate da poche torce e da molta luna. Un bosco – quello di San Silvestro – selvaggio ma accogliente, tutto da scoprire. Odori intensi di muschio, ghiande e lavanda selvatica. Il silenzio improvviso dell’uomo, che dà spazio al fruscio gentile di una cascata. Lo sguardo oltre l’infinito di un palazzo reale, antenato superstite del tempo, impietoso motore immobile di un cambiamento radicale e cinico che molto ha creato, moltissimo ha distrutto, poco o nulla ha trasformato a vantaggio dei suoi figli più deboli.

L’unica specie vivente in grado di provocare trasformazioni irreversibili al suo ambiente, tra le 20.30 e le 21.30 di sabato 31 marzo, qui, nella prima Oasi WWF della Campania dal 1993, si è assopita per un’ora. Era l’ora della Terra. Era ora per la Terra. Sarebbe stata l’ora giusta per Terra di Lavoro, se solo avesse rispettato la norma gentile di spegnere tutte le luci artificiali della sua conurbazione ed accendere quelle del suo intelletto: un Illuminismo simbolico che avrebbe tirato su il morale dell’ambiente. Invece, Reggia ed Oasi a parte, tutta la città è rimasta più luminescente della mezzanotte. Quanto a tutti i protagonisti dell’Evento Earth Hour, organizzato gratuitamente dai responsabili WWF dell’Oasi di San Leucio, possiamo testimoniare sulla nostra pelle che hanno goduto di uno spaccato di antica consapevolezza: la natura, che sia madre benevola o matrigna vendicatrice, fa sempre e comunque il suo corso e non offre molte possibilità all’uomo di rimediare ai suoi errori chimici, economici, in ogni caso devastanti.

Una casa nel bosco

Guidati dall’esperienza e dalla festosa creatività dei giovani volontari del WWF, i circa cento ospiti della manifestazione hanno avuto cognizione di come si potrebbe vivere in una dimora ad impatto zero: è il caso della settecentesca ex Casa dell’Arco, edificio borbonico ristrutturato seguendo i canoni della bioedilizia, dotata di una cisterna per la raccolta e il riutilizzo dell’acqua piovana, isolata con legno SFC (prodotto da foreste gestite in maniera responsabile), munita di pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione energetica.

Il bello, il brutto, il cattivo nostrano

La foresteria dell’Oasi, vecchio ovile borbonico, è stata adibita per l’occasione a mini-cinema. Il Centro per l’Educazione Ambientale del bosco di San Silvestro ha infatti realizzato un video semplice quanto suggestivo, fatto di immagini campione del nostro territorio dalla triplice sfaccettatura: le brutture di un paesaggio contaminato dall’immancabile monnezza; il cinismo di chi ha sfregiato montagne con le cave di cemento, per costruire all’elettorato imberbe, come diceva Totò nel film GLI ONOREVOLI, <<Case…case…case>>; l’idillio di un paesaggio fertile strappato all’uomo con le unghie e con i denti, quello dell’Oasi stessa, che molto dopo i fasti borbonici era divenuta sversatoio tossico e sede di traffici criminali. Salvati dal coraggioso intervento del WWF, i 76 ettari di lecceto situati tra le colline di Montemaiulo e Montebriano oggi sono un sito Unesco, dichiarato d’interesse per la Comunità Europea, nonché dimora di specie protette e preziose biodiversità come il barbagianni o il daino.

Appuntamento al buio, ma non troppo

La serata ha raggiunto il suo apice quando, al termine di una poderosa salita nel buio (a tratti fitto) delle querce, si è giunti sulla collina che sovrasta il Torrione della Reggia Vanvitelliana. Affacciati ad un pittoresco balcone naturale, il massimo sarebbe stato <<uscire a riveder le stelle>>. Ma, complice la foschia di una notte di acerba primavera e sopratutto l’inquinamento luminoso di un sabato sera qualunque per il popolo casertano, ci si è dovuti accontentare di ammirare dall’alto lo splendore taciturno delle vasche longitudinali e la sagoma maestosa di un palazzo, pur sempre, reale.

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