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L’ultima notte di Amore

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L’ultima notte di Amore

di Andrea Di Stefano

ITALIA 2023

124 minuti

L’Amore del titolo non è il sentimento universale ma il cognome di Franco, impegnato nella sua ultima notte in servizio presso la Polizia di Stato, prima della pensione. Proprio quella notte però il poliziotto accetta un incarico privato di security per un boss cinese. Un lavoretto tranquillo che invece darà il via ad una sequela di azioni rocambolesche.
Il regista parla di spaghetti noir per il proprio film, e in effetti se una sparatoria avviene a Rho piuttosto che a Brooklyn assume tutta un’altra valenza. Vale la pena ricordare, però, che Sergio Leone con i suoi spaghetti western ha insegnato a Hollywood un nuovo modo di fare i film sui cowboy e non solo.

L’INCIPIT –   Una panoramica lunghissima e suggestiva delle luci notturne di Milano ci introduce al poliziotto protagonista (Pierfrancesco Favino), il buon Franco Amore, che accetta un incarico di security a patto che non si tratti di droga o riguardi persone armate, perché lui non ha mai sparato a nessuno. Nel frattempo la moglie, una bravissima quanto credibile Linda Caridi, gli sta preparando una festa a sorpresa che tale poi non è. Ma nel tunnel, metafora spazio-temporale dal quale di fatto non si uscirà mai, durante il percorso legato all’incarico di scortare due viaggiatori cinesi arrivati all’aeroporto con un carico clandestino di diamanti, succede l’irreparabile e il suo compagno di scorta, il collega interpretato dall’ottimo Franco Di Leva, muore insieme ad altre persone.

IL CUORE – La vicenda umana di Franco Amore si tinge di giallo e nero, nemesi per una vita passata sotto le tonalità del grigio. Una vita però onesta, senza aver mai sparato a nessuno. Per lui quasi un vanto, per coloro che lo vogliono strumentalizzare un gancio imperdibile. Favino riempie con la sua maschera ormai neutra le dimensioni del personaggio, dandogli per altro un accento incomprensibile, quasi a volerne sottolineare ancor di più il grigiore. Al contrario il dialetto calabrese della moglie spicca su tutto il film, infondendo una nota di allegria e vitalità.

SUGGESTIONI – Favino novello Callaghan in salsa meneghina è credibile. Il montaggio è vorticoso e ritmato. Che dire? Il film si fa vedere. Forse non stuzzicherà i palati fini già amanti del genere però è in grado di attrarre un vasto pubblico e offrire un paio di serene ore di svago.