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LUMEN FIDEI, la prima enciclica di Papa Francesco

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Venerdì 5 luglio è stata presentata la prima lettera enciclica di Francesco, Lumen fidei, dal cui titolo emerge il tema fondamentale: la fede.

Il Papa ha ricordato che è stato il suo predecessore a cominciarla – “un’enciclica a quattro mani, dicono” ha commentato sorridendo – e poi a consegnargliela perché la portasse a termine. Ma piuttosto che soffermarci su questo particolare, che sa tanto di gossip, preferiamo andare ai principali spunti di riflessione contenuti nel documento.

Al momento, limitiamoci a cogliere l’architettura del testo nella successione dei suoi capitoli. Ci sembra che nelle quattro tappe l’enciclica ci permette di osservare la fede in quattro distinte, convergenti e inseparabili prospettive. Anzitutto quella che in teologia è chiamata la fides qua: quel dinamismo vitale per cui credere vuol dire muoversi camminando verso Dio! È la fede che dice Amen! «L’uomo fedele riceve la sua forza dall’affidarsi nelle mani del Dio fedele» (n. 10). Il primo capitolo, dunque, è la storia della vita di fede, da Abramo – nostro padre nella fede – alla Chiesa che oggi ripete e acclama: Amen!

Il secondo aspetto è quello veritativo della fede, diremmo, ossia il suo intimo rapporto con la verità – così ripetutamente richiamato da Benedetto XVI – e perciò anche il rimando al rapporto fede-ragione, su cui insistette Giovanni Paolo II con la sua enciclica sul tema. Anche in questo caso il punto di partenza è un testo biblico: quello di Isaia 7,9 che è stato ed è molto importante per la riflessione teologica.

Il terzo aspetto riguarda la trasmissione della fede e, per ora, ci limitiamo a portare l’attenzione sul rimando implicito all’esordio della costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II. Nell’enciclica Papa Francesco scrive: «La luce di Gesù brilla, come in uno specchio, sul volto dei cristiani e così si diffonde, così arriva fino a noi, perché anche noi possiamo partecipare a questa visione e riflettere ad altri la sua luce, come nella liturgia di Pasqua la luce del cero accende tante altre candele. La fede si trasmette, per così dire, nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da un’altra fiamma…» (n. 37). È davvero molto bello. Lo stesso Pontefice, in una delle sue omelie a Santa Marta, aveva fatto ricorso, qualche tempo fa, al tema del mysterium lunae presente nei Padri della Chiesa.

C’è, poi, l’ultimo capitolo, che esordisce col tema molto suggestivo del “Dio affidabile”. Scrive il Papa: «Il Dio affidabile dona agli uomini una città affidabile» (n. 50). Il quarto capitolo indica alcuni luoghi specifici per una città degli uomini che sia davvero affidabile: il bene comune, la famiglia, la vita sociale, la forza consolante nella sofferenza. «Il cristiano sa che la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare un atto di amore, affidamento alle mani di Dio che non ci abbandona e, in questo modo, essere una tappa di crescita della fede e dell’amore» (n. 56).

Evidentemente, siamo ancora a un primo sguardo. Ma ci chiediamo: quali le richieste e le implicazioni per la Comunità cristiana? Anche pensando alla “nuova evangelizzazione”? Sotto questo profilo riteniamo che il terzo capitolo dell’enciclica sarà di grande ed efficace aiuto. Il Papa qui richiama il tema della Chiesa “madre della nostra fede” e prima, citando Romano Guardini, scrive che la Chiesa «è la portatrice storica dello sguardo plenario di Cristo sul mondo» (n. 22). Il principio è fondamentale. Anche in questo capitolo il punto d’avvio è biblico: «Ho creduto, perciò ho parlato» (2Cor 4,13) e lo sviluppo sottolinea l’importanza della “trasmissione della fede”. Essa, scrive Francesco – anche qui richiamando il leit motiv della luce – «brilla per tutti gli uomini di tutti i luoghi, passa attraverso l’asse del tempo, di generazione in generazione. È attraverso una catena ininterrotta di testimonianze che arriva a noi il volto di Gesù» (n. 37).

Leggere queste parole durante un primissimo e veloce sguardo sul testo ci conforta molto, perché possiamo riscontrare che tutto il cammino pastorale della Chiesa in Italia in questi primi due decenni del Terzo Millennio si muove in questa direzione. Pensiamo al documento della Conferenza Episcopale Italiana Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia; pensiamo al Convegno di Verona (2006); pensiamo al documento per l’attuale decennio Educare alla vita buona del Vangelo, con la scelta prioritaria dell’iniziazione cristiana e dell’annuncio del Vangelo agli adulti. Crediamo che i vescovi e i sacerdoti italiani, i catechisti, le catechiste e tutti gli operatori pastorali, potranno attingere da quest’enciclica davvero una grande “luce” per la fede e per la crescita delle Comunità ecclesiali.

 

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