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L’uomo in legno

Fermo tra le mura di questa stanza, ogni movimento mi sembra infinito. Mi sento lento come un bradipo, avvilito. Frustrato e osservato. La mia velocità è ridotta ai minimi termini e di forza quasi non ne ho. Sudo e arrivare alla porta mi sembra un’impresa. Due stampelle mi reggono e mi permettono ancora quantomeno di trascinarmi. Se non avessi loro non potrei muovermi. Non potrei far altro che iniziare a cadere nell’abisso, nell’immobilità totale. Sempre più profonda. Sempre più devastante. Alcune parti del mio corpo sono completamente insensibili, non hanno alcuna funzione se non quella di pesarmi. Sto cercando di abituarmi all’idea… all’idea di non poter fare niente, all’idea di diventare un essere senza forma né senso. Un inutile massa di carne destinata a consumarsi lentamente. Presto non riuscirò neanche a parlare, a scrivere. E ho paura. Ho una paura destabilizzante che mi ferisce e mi lacera prima del tempo. Vorrei nasconderla ma è troppo forte e spesso è più paralizzante dei miei muscoli paralizzati. Per ora la mia testa funziona. Ancora riesco a pensare, ancora riesco ad ascoltare, ancora riesco a sentire. Ma fino a quando? Che cosa mi accadrà?
Nessuno vuole dirmelo, nessuno me ne parla. E io mi sento solo, triste. Disabile.

 

 

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