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Milk

MILK di GUS VAN SANT USA, 08.

Il 22 novembre 1978, Harvey Milk, il primo politico istituzionale dichiaratamente gay, viene ucciso a San Francisco, insieme al Sindaco. Il film ne narra la breve ma intensa stagione politica. “Un eroe della storia politica Usa”, così lo definisce il regista. Ed è tale, senza orpelli, senza enfasi, con una grande consapevolezza sociale e personale. Politico intelligente, dotato di un senso attento delle opportunità e della mediazione, ricco di umana sensibilità, aveva una visione lungimirante, articolata e complessa della stessa battaglia a favore dei diritti umani dei gay. Egli li inquadrava nella lotta generale per i Diritti Civili, per la solidarietà con tutti gli altri settori della popolazione deboli e discriminati: gli anziani, i bambini, gli immigrati, i neri e gli ebrei. E anche la classe operaia: lui capì che bisognava allearsi con quanti più strati possibili della popolazione, facendo uscire i gay dal ghetto e dall’anonimato. E che solo in questo modo poteva sconfiggere l’insidiosa campagna politica portata avanti dai settori più reazionari dei politici cristiano-tradizionalisti americani per far arretrare le condizioni di esistenza stessa degli omosessuali nel paese. Crociata che trovò nel volto della cantante con aspirazioni politiche, Anita Bryant, la sua telegenica portavoce. Il regista costruisce in una visione di calviniana leggerezza, un personaggio dal profilo molto elaborato. E lo fa insieme all’attento sceneggiatore Dustin Lance Black, anche produttore, e, soprattutto, all’attore protagonista Sean Penn, vibrantemente calato dentro. Su lui incombe una premonizione di sacrificio estremo: che gli fa però attraversare la sua esistenza come una testimonianza tesa tra il  mettere in pratica le sue convinzioni e l’annuncio utopico di una speranza. Dimensione, questa, che oltre a non venirgli mai meno, pur in mezzo alle più disparate difficoltà, arricchisce la sua umanità. Non lo rende retoricamente urlante, ma più soffertamente semplice. Penn ha già affrontato ruoli di politico schiacciato dal potere, che lo svuota e lo trasforma una volta che l’ha assaporato (“Tutti gli uomini del re” di S.Zaillian, 06): la differenza non poteva essere più marcata con Milk. Il protagonista “vive” intimamente il movimento, ne è la personificazione più efficace e generosa. Le sue ambizioni collimano con quelle della sua Comunità. Il regista ne fa un esempio di virtù politiche, ma non un santino, perché lo investe di una sottile autoironia; ne coglie anche alcune fragilità, soprattutto nei rapporti coi suoi partner. Ed eccelle nella ricostruzione della fase storica. Non è il solito Biopic, ma una testimonianza sincera, viva e presente.

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