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Parla Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione Monarchica Italiana


Il 25 novembre si è concluso a Roma il XII Congresso dell’Unione Monarchica Italiana, massima assise del movimento. Vi hanno preso parte la famiglia reale, i duchi d’Aosta, capigruppo, parlamentari e segretari dei principali partiti italiani che hanno garantito la propria adesione all’inaugurazione. E’ infatti trasversale l’interesse della politica nei confronti dello storico movimento, fondato sessantotto anni fa, che conta più di settantamila iscritti in italia. A disegnare un breve profilo dell’Unione Monarchica Italiana ed a delinearne il messaggio democratico è l’avvocato napoletano Alessandro Sacchi, presidente in carica.

Quali sono i tratti caratteristici dell’Unione Monarchica Italiana?
« E’ un movimento apartitico con un’età minima molto bassa. Vi sono giovanissimi iscritti che si avvicinano al concetto di monarchia. Qualunque ragazzo si rechi in Svezia, Spagna Lussemburgo, Belgio, Danimarca o Regno Unito vedrà che al vertice dello stato c’è un re o un a regina. Le monarchie europee sono le democrazie più compiute al mondo perché la figura rappresentativa al vertice dello stato è terza ed imparziale rispetto alla concorso delle parti: maggioranza, opposizione e governo.
La Repubblica esiste da sessantasei anni ma mentre i partiti sono scomparsi noi siamo ancora qui e proponiamo un’idea fresca ed attuale. Rappresentiamo una parte considerevole della società civile italiana e quindi desideriamo essere ascoltati. Più che un ritorno del re auspichiamo una sua venuta. Infatti non abbracciamo il concetto di monarchia del 1946 perché saremo dei nostalgici. Noi proponiamo un ideale monarchico inserito in un contesto europeo. Auspichiamo un’Europa degli uguali. Non esiste una patria Europa, una nazione Europa bensì un’Europa delle patrie o delle nazioni. La monarchia salvaguarda il concetto di nazionalità e sovranità. Per effetto della compressione dell’Europa sui paesi membri, ogni giorno il popolo italiano, che secondo la costituzione è sovrano, cede un pezzetto di sovranità. Le decisioni non vengono prese più nella Camera e nel Senato della Repubblica ma sono delegate alla Commissione Europea, composta da tecnici, che le passa al Parlamento europeo. E’ chiaro che ha maggiore voce in capitolo il paese più forte economicamente. Esiste un asse Parigi-Berlino-Londra al quale tutti gli altri paesi sono aggregati. La Bce si comporta come una Holding nei confronti degli altri paesi e delle altre banche centrali».

E’ sempre più acceso, anche nei recenti dibattiti tra politici, il tema del federalismo europeo e dell’istituzione degli Stati Uniti d’Europa. Da monarchico cosa pensa al riguardo?
«Noi vogliamo meno Europa e più Italia. Io voglio morire italiano, noi siamo italiani. L’Europa è una necessità commerciale e per certi versi politica perché se non ci sono guerre da quasi settant’anni è proprio grazie alla Comunità Europea che garantisce il libero scambio e la partecipazione civile e pacifica agli eventi degli ultimi decenni, ma non siamo a favore di un’Europa Leviatano e soprattutto a favore di un’Europa nella quale siamo il fanalino di coda. Un sistema federale funziona solo dove c’è un forte riferimento centrale».

Lo slogan del congresso è Coroniamo l’Italia. Qual è il messaggio che dovrà emergere con forza?
«Ridiamo credibilità alle istituzioni. Se al vertice dello stato c’è un terzo che non ha mai militato da una parte è molto meglio. Il Belgio, composto da minoranze di cattolici, protestanti e fiamminghi,è rimasto per due anni senza governo. Hanno resistito senza un esecutivo grazie al re. In Italia assistiamo a casi in cui chi sta al vertice dello stato non è sempre terzo ed imparziale. Il re di Spagna, in seguito alle grosse difficoltà economiche che sta attraversando il Paese, ha rinunciato spontaneamente al 7% del suo appannaggio e la corona spagnola costa al popolo forse un quarto di quello che il Quirinale costa agli italiani. Buckingham Palace costa agli inglesi meno della metà. Non mi pare che dal Quirinale ci siano segnali di partecipazione al sacrificio ed alle rinunce. Noi chiediamo alla classe politica, a cominciare dal suo vertice, un buon esempio».

Cosa risponde l’U.M.I. a coloro i quali ritengono anacronistico il diritto di nascita nell’ambito delle successioni dinastiche proprie delle monarchie?
«Secondo le scienze giuridiche, se un esperimento permanente come la monarchia costituzionale parlamentare e rappresentativa funziona in paesi come la Spagna, che è uscita da una delle dittature più feroci d’Europa, funziona dappertutto. Non esisterebbero più le differenze tra “resistenti” e fascisti o ex comunisti, spaccature che caratterizzano le istituzioni deboli. E’ necessario mettere al vertice dello stato una figura terza ed imparziale, un arbitro. In qualunque merceria di Barcellona si troverà il ritratto del re e non è un obbligo di legge. E’ un atto d’amore».

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