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Santa Maria alla Sanità, il restauro delle meraviglie

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Siamo nati nel Rione Sanità e qui lavoriamo per cambiare le cose. Da interpretare come un segno di riscatto e di rinascita del quartiere Sanità a Napoli il completamento del restauro della cripta di San Gaudioso della basilica di Santa Maria alla Sanità. Cerimonia di inaugurazione, avvenuta il 29 maggio sera,  alla presenza del Vescovo ausiliare, Gennaro Acampa, del  sottosegretario dei Beni culturali, Antimo Cesaro  e dai rappresentanti della Fondazione San Gennaro, che hanno curato l’esito positivo del restauro, con una esibizione musicale dei ragazzi dell’Orchestra Sanitansamble.

Il restauro – Dopo un anno di lavoro, è stato finanziato dal Ministero per il Beni culturali, e costato 400mila euro. L’intervento ha riguardato gli affreschi all’interno delle nicchie degli altari laterali, i rivestimenti in marmo policromo degli altari, le partiture architettoniche, la volta, gli stucchi e il pavimento maiolicato. In occasione dell’apertura della cripta, cuore pulsante della Sanità, è stato riposizionato al suo posto anche un affresco raffigurante la Madonna. Un recupero voluto prima di tutto dalla  comunità.

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La Basilica - Costruita tra il 1602 e il 1610 da Fra’ Giuseppe Nuvolo, alias Vincenzo de Nuvola, è uno dei tanti esempi dell’arte barocca che trovò, nel XVII secolo, il suo massimo splendore nel capoluogo campano. Custodisce tra le sue navate preziose opere d’arte seicentesche. Nasce come segno di devozione dei fedeli napoletani alla Madonna, in seguito al ritrovamento di un affresco risalente al V-VI secolo, la raffigurazione più antica della Madonna a Napoli. Ospita numerose testimonianze di correnti manieristiche, classicistiche e barocche, ed è considerata un museo della pittura napoletana del XVII secolo. Oltre al ricco patrimonio seicentesco, la basilica custodisce anche opere di artisti contemporanei come Gianni Pisani, Annamaria Bova e Riccardo Dalisi. Il nucleo più antico di opere risale alla progettazione e alla costruzione della chiesa, con dipinti di matrice tardo-cinquecentesca di ambito tosco-romano.

Il Rione Sanità – il Rione Sanità è una sorta di periferia al centro della città. Un reticolo di vicoli caratterizzato da forte degrado sociale ed economico. Microcriminalità e devianza sono da sempre gli elementi più raccontati dalla cronaca, ma da quando la comunità cristiana ha aperto le porte ai giovani, investendo in educazione, e ha messo a loro disposizione tanti spazi e un meraviglioso patrimonio artistico, si è liberata una effervescente vitalità e una concreta possibilità di crescita e di riscatto.

Il legame tra la Basilica e il popolo del rione – Uno stretto legame affettivo lega la Basilica agli abitanti del Rione Sanità. Non a caso, sorge nella piazza principale del Rione, è da qui che partì l’urbanizzazione del quartiere, che una volta ospitava la necropoli partenopea. E’ sita nel centro nevralgico della vita del quartiere, ed è qui che è partito il progetto di recupero del suo patrimonio culturale e umano. Grazie alle attività dei giovani coinvolti nei progetti dal parroco,  don Antonio Loffredo, la basilica è diventata un catalizzatore del cambiamento, il luogo di chi crede nel riscatto e nel recupero del Rione.

La Fondazione San Gennaro – Si caratterizza come messa in organizzazione concreta della sinergia nata tra le diverse realtà operanti da anni all’interno del Rione Sanità, con l’idea di innescare il cambiamento dal basso, cioè da un fare quotidiano nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Incoraggia la Cura del Bello, la Cultura del dono, della partecipazione e della responsabilità, contribuendo all’infrastrutturazione sociale ed economica del territorio Si pone come obiettivo quello di finanziare attività ed iniziative che sviluppino ampiamente quel potenziale che possa provocare cambiamenti virtuosi nelle modalità di fruizione dei beni, e che determinino un maggiore coinvolgimento dei flussi turistici.

Le parole del parroco<<Quindici anni fa era un sogno pensare che il Mibact si interessasse al recupero di una cripta in questa parte di Napoli. Invece eccoci qui. Quando arrivai ci domandavamo come avremmo potuto parlare di cultura e arte quando c’erano i rifiuti in strada, mancavano vigili, i problemi erano altri. Ci dicemmo “Cominciamo, gli altri ci seguiranno. Ed è stato cosi”, un po’ alla volta per la comunità e le istituzioni .Un pensiero anche agli immigrati: Napoli sta accogliendo tanti fratelli africani. Come loro, anche San Gaudioso arrivò qui dall’Africa, su una barca senza remi, qui trovò accoglienza e si stabilì la sua comunità. Con lo stesso spirito noi diciamo oggi: benvenuti. E siamo fieri di avere guide che mostrano ai turisti i tanti volti di africani raffigurati qui>>.