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Storia della rivolta di Reggio

La rivolta di Reggio. Storia di territori, violenza e populismo nel 1970
di Luigi Ambrosi

Edizioni Rubbettino«Questa storia dice qualcosa dei problemi profondi di delegittimazione della politica nell’Italia repubblicana» (dalla Prefazione di Salvatore Lupo).

 

Nel luglio 1970 i cittadini di Reggio Calabria iniziarono una protesta per ottenere il titolo di capoluogo di Regione, conteso a Catanzaro. Ben presto l’egemonia sulle manifestazioni di piazza passò dal sindaco democristiano alla destra neofascista. Per diversi mesi la città fu teatro di azioni di guerriglia e di una dura repressione poliziesca, che lasciarono sul campo morti e feriti. Il libro di Ambrosi ci offre la prima ricostruzione rigorosamente scientifica della rivolta di Reggio, con un’interpretazione forte, che invita a discutere. Un lavoro basato sulle carte di polizia e dei maggiori partiti, sulla stampa e sui volantini, sulla viva voce dei protagonisti. La lettura tradizionale della rivolta dei “boia chi molla” ne esce ribaltata: il capoluogo non è la mera scintilla, ma la questione centrale,  in quanto “fame di uffici” e simbolo di una rappresentanza politica frustrata. La rivolta di Reggio fu competizione e rivalità tra territori, secondo una logica localistica, dominante i rapporti politici tra periferia e centro, incurante di progetti di sviluppo coerenti. Come avviene tuttora con la proliferazione delle nuove province e di piccoli e grandi particolarismi. La rivolta rappresentò anche una grave crisi dell’ordine pubblico, con pesanti conseguenze nel rapporto tra cittadini e Stato, come ancora di recente è avvenuto con il G8 di Genova. La rivolta, infine, mostrò l’affermazione su basi di massa di una retorica populista avversa ai partiti, che oggi chiameremmo “antipolitica”.

Luigi Ambrosi è dottore di ricerca in Storia contemporanea presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Collabora all’attività didattica presso l’Università della Calabria e ha pubblicato saggi su varie riviste scientifiche: «Giornale di storia contemporanea», «Storia e Futuro» e «Zapruder», di cui è componente della redazione.

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