Print This Post

Una vita senza memoria

H.M. è la sigla con la quale i neuropsicologi conoscono Henry Gustav Molaison, l’amnesico più famoso della storia. E’ deceduto lo scorso dicembre, ormai più che ottantenne, almeno per quanto riguarda la sua età anagrafica. Se però consideriamo che quello che siamo, il nostro modo di agire, di pensare e di relazionarci agli altri, dipende dalla nostra memoria, da ciò che abbiamo appreso, dal nostro bagaglio culturale e esperenziale, Henry Molaison è morto a ventisette anni, quando, durante un intervento chirurgico, gli furono asportate parti del cervello (strutture nascoste nei settori mediali dei lobi temporali) fondamentali per il ricordo esplicito. All’ epoca tutto ciò non si sapeva, e William Beecher Scoville, il chirurgo che lo operò, auspicava soltanto a eliminare le continue crisi epilettiche da cui era affetto il paziente. Da quel momento in poi, però, il problema di H.M. non fu più l’epilessia, ma la sua memoria. Infatti, dimenticò alcuni anni prima dell’incidente, ma, il suo deficit più grave era che non riusciva ad apprendere niente di nuovo. Per H.M. ogni giorno era un giorno nuovo, non ricordava mai il personale medico che per 55 anni si è preso cura di lui, non ha mai appreso la morte dei suoi familiari, né nessuna notizia personale o legata al contesto storico in cui è vissuto. Grazie a lui, però, nel mondo scientifico “qualcosa si è mosso”. Molte ricerche ed esperimenti hanno permesso di scoprire le sedi cerebrali del mondo sconfinato della memoria umana. Inoltre, la sua autobiografia ha ispirato anche registri, tra i quali ricordiamo Peter Segal con la commedia “50 volte il primo bacio” e Christopher Nolan con il suo thriller “Memento”.

 

 

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>