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Viaggio nell’Alto Casertano: Sant’Agata Dei Goti

Settantadue chilometri quadrati di paesaggi ed arte.

La sua stessa collocazione è un crogiuolo di natura e cultura: incastonata come una gemma in una propaggine di roccia tufacea tra il Martorano e il Riello, affluenti del fiume Isclero. Pittoresca ed emozionante se vista dal ponte principale, balcone di profondissima quiete affacciato su una vallata formatasi in era geologica a seguito di un epico sisma. Adagiata alle falde del Monte Taburno, le vestigia del suo centro storico parlano di Sanniti e guerre puniche con la Roma delle Ville, ritrovate nella zona a sud; di scorribande di Unni e Goti, dei passaggi di proprietà tra Longobardi, Svevi ed Angioini; dei sopportici medievali; di un castello Normanno con affreschi mitologici; della Cattedrale dell’Assunta, con la sua cripta romanica dove gli archi bianchi poggiano su capitelli finemente lavorati.

Le sue campagne sono preziose e feconde, giacché la vicinanza del Mediterraneo ne assicura il clima dolce per la coltivazione di quella che è la regina delle mele,

piccola, acidula e dalla polpa generosa: parliamo della mela annurca.

Autentica leggenda del regno ortofrutticolo, compariva già nel I secolo a. C. negli affreschi a Casa dei Cervi nell’antica Hercolanum.

Plinio il Vecchio, primo glorioso cronista scientifico che la storia ricordi, morto sul campo per aver descritto l’eruzione del 79 a. C., la cita nel suo Naturalis Historia.

I luminari della medicina la consigliano nelle diete povere di grassi, poiché combatte i microbi intestinali; essendo poi ricca di fibre, è adatta a ripulire le arterie dal colesterolo e quindi è arma di lotta alle malattie cardiovascolari.

Ha un elevato potere antiossidante che la rende un vero e proprio antidoto naturale contro il cancro.

 

 

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