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Antonio Caprarica racconta l’Italia, dall’unità ai giorni nostri

Ospite d’eccezione per la rassegna “Libri sotto le stelle” al resort Le Axidie di Vico Equense. Lo scorso 26 luglio, il giornalista Antonio Caprarica ha incontrato il pubblico della costiera per presentare il suo ultimo libro “C’era una volta in Italia”, epopea popolare dell’unità d’Italia.

<<Ancora oggi non sappiamo che Paese siamo. Fatichiamo a capire quale sia e, soprattutto, dove stia la nostra unità nazionale>>, questo l’interrogativo con cui Caprarica ha aperto il suo excursus storico sul nostro risorgimento, costellato da una serie di digressioni su eventi storici, talvolta sconosciuti a chi ha studiato le guerre d’indipendenza sui libri scolastici.

<<L’Italia di oggi stenta a trovare una sua identità, da nord a sud, proprio perché è controverso il modo con cui l’unità è stata raggiunta – ha proseguito l’autore – ma ciò risalta specialmente guardando la situazione odierna con l’occhio di noi meridionali (Caprarica è originario di Lecce – ndr) confusi da critici storici fasulli, da revisionisti del nord quanto del sud, che ci hanno raccontato il risorgimento in modo distorto, come faceva comodo pensare>>.

Oscuro è infatti, secondo Caprarica, il motivo per il quale le regioni del sud, che nella seconda metà dell’ottocento avevano raggiunto un certo grado di sviluppo, siano poi state superate da regioni settentrionali come il Veneto, che all’epoca non era particolarmente progredito.

Chi erano in effetti i “nuovi padroni” che arrivarono a Napoli dopo l’impresa di Garibaldi? Per quale motivo la città, già in preda alla corruzione e al malgoverno sotto i Borbone, piombò nella totale collusione con la malavita, con quello “Stato nello Stato”, la camorra appunto, che pare molto simile a quello di oggi?

Questi gli interrogativi di fondo dell’analisi dell’inviato londinese del tg1, data l’insensatezza della divisione che tuttora caratterizza l’Italia.

Non solo uomini nella storia dell’unità d’Italia. Caprarica ha dato spazio anche alle vicende di alcune figure femminili che furono determinanti nel processo di liberazione dal giogo straniero. Una donna, quella di fine ottocento, che si distaccava dalla classica immagine di protettrice del focolare ma, anzi, a suo modo emancipata e intellettualmente viva. Su tutte spicca la figura della contessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, protagonista della diffusione di ideali nazionalistici sia in Lombardia che nella Repubblica romana del 1849. Idee, quelle da lei diffuse, che hanno alimentato senz’altro la volontà del popolo di svincolarsi dai rispettivi regimi autoritari (austriaco a Milano e papalino a Roma).

Una perfetta sintesi di eventi storici, aneddoti e pregiudizi dell’epoca che hanno fatto riflettere su come e perché il nostro Paese sia ancora oggi prigioniero di questa unità incompiuta.

 

 

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