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A Nisida il premio Carlo Castelli per la solidarietà

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Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione – Victor Hugo.  Arriva in Campania l’undicesima edizione del Premio Carlo Castelli per la solidarietà: il 5 ottobre 2018 allo ore 10.00 presso l’Istituto penale per i minorenni di Napoli – Nisida. Concorso letterario destinato ai detenuti delle carceri italiane, che premia i detenuti che vogliono cambiare vita, promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli con la collaborazione del Ministero della Giustizia ed il patrocinio di Camera e Senato. Il tema dell’undicesima edizione è Un’altra strada era possibile: che cosa cambierei nella società e nella mia vita. Insieme alla cerimonia di assegnazione dei premi, un convegno dal titolo Strade sbagliate, vie alternative, con la presenza di esperti relatori, tra cui Luigi Accattoli, Maria Rita Parsi, Laura Nota, Ettore Cannavera e la partecipazione del sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, onorevole Vincenzo Spadafora.

Gli scritti in concorso e le opere premiate – Oltre 230 gli elaborati pervenuti alla giuria da molti istituti penitenziari di tutt’Italia: tre sono stati premiati, dieci segnalati e tutti dieci sono stati segnalati raccolti nell’antologia: “Alla ricerca della strada perduta”, insieme alle prime tre opere premiate. La formula del concorso particolare, perché basata sulla solidarietà nella condivisione dei premi che vengono suddivisi tra il vincitore e una buona causa nel sociale, per permettere a chi ha sbagliato nella vita di riscattarsi offrendo un contributo alla società. I vincitori di questa undicesima edizione sono:al primo posto,La mia viadi Massimiliano Avesani (C.R. Tempio Pausania – OT), al secondo posto, C’è sempre un’altra scelta –di “Fabio occhi belli(C.C. Gela – CL);  Un fiore tra le pietre – “Ali(IPM Quartucciu – CA). Ai tre vincitori l’assegnazione di un compenso rispettivamente di 1.000 – 800 e 600 euro, con il merito di finanziare anche un progetto di solidarietà. Infatti, in aggiunta ai premi, a nome di ciascuno dei tre vincitori saranno devoluti, nell’ordine: 1.000 euro per finanziare la costruzione di un’aula scolastica a Bahia in Brasile; 1.000 euro per un progetto formativo e di reinserimento sociale di un giovane del Gambia affidato alla Comunità “La Collina” di Serdiana (CA); 800 euro per l’adozione a distanza di una bambina del Malawi per 5 anni.

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Alla ricerca della strada perduta con il Premio Castelli  -  con l’edizione di quest’anno si promuove un nuovo filone di riflessioni, invita il detenuto a riconoscere le cause e i comportamenti che lo hanno condotto in carcere. In molti dei lavori pervenuti emerge quanto alcuni avvenimenti e alcune scelte nella propria adolescenza abbiano poi segnato la strada intrapresa; non si addebita agli altri la responsabilità delle proprie scelte, ma c’è la consapevolezza di aver prestato poca attenzione ai giusti orientamenti, preferendo la via più semplice della delinquenza, del consumo di stupefacenti, dello spaccio fino all’annientamento della propria persona e del senso di umanità che racchiude. Allo stesso tempo, in molti scritti si apprezza il lavoro degli educatori all’interno del carcere nell’accompagnare i ristretti in un percorso di rivisitazione del proprio vissuto, ma è soprattutto la sofferenza della detenzione a far comprendere quanto la strada percorsa sia sbagliata e che forse un’altra era possibile. Emerge anche con forza la necessità di essere ascoltati, perché confidarsi aiuta a trovare il punto di svolta, a individuare, appunto, una nuova strada da percorrere d’ora in poi. Un ascolto non necessariamente di tipo professionale, anzi molto spesso informale e spontaneo. Proprio questo è uno dei punti di forza dei volontari attivi nelle carceri; volontari che offrono semplicemente la loro attenzione, in modo empatico, da persona a persona, facendo sentire la propria vicinanza, vedendo prima la persona poi il detenuto.

Il vincitore: La mia via, Massimiliano Avesani – <<Avevo tre anni eppure già sapevo che mio padre era rientrato ubriaco, lo capivo da come teneva le braccia separate dal corpo, dalla bocca contratta in un cerchio. Gli occhi non li ricordo, forse perché evitavo di incrociarli [..]La sua figura penetrò nella cucina fino a sedere con i gomiti poggiati al tavolo mentre osservava con aria truce la cena che mia madre gli aveva preparato. Sollevò il piatto che la copriva. Non ricordo perché iniziò a sbraitare, forse perché era fredda o magari per non aver trovato qualcosa di suo gusto; potrei inventare ma non sarebbe onesto […] Cos’altro aveva visto prima di allora per arrivare a tanto egoismo? Cos’altro avrà visto e cancellato dalla memoria dopo quella sera? Non so quanto quell’episodio e tutti gli altri che seguirono abbiano influito sul mio futuro. Durante la detenzione ho cercato di capire come sono riuscito a trasformare quell’esserino sensibile che si ergeva a difensore di tutti gli insetti e lucertole in un trafficante, e ho scoperto che non è stato facile, ci sono riuscito con una lunga serie di scelte sbagliate […] Adesso sarebbe impossibile non vedere i propri sbagli, ma anche cercando con attenzione non sono riuscito a trovare il punto di svolta. La porta del destino […]Già signori, a volte, per trovare la propria via, basta un colloquio e un briciolo di onestà intellettuale.Così, in un attimo, ho scoperto la mia contraddizione di fondo, la mia doppiezza: perché raccomandavo ai miei figli di non drogarsi quando ho speculato sulla vendita di quei prodotti? Cosa hanno i figli degli altri meno dei miei? Già signori, a volte, per trovare la propria via, basta un colloquio e un briciolo di onestà intellettuale. Ciò che mi preoccupa da quel giorno non è più la data di rilascio, bensì il sapere chi sarò quel giorno e se sarò degno di affrontare lo sguardo dei miei figli e quello dei genitori di tutti gli altri>>.