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Andrea Camilleri, scrittore eclettico e gentiluomo

Autore intriso di odori mediterranei: da quello salmastro del mare della sua Girgenti (Agrigento) e acre delle arance di Sicilia, al profumo tossico quanto irrinunciabile del tabacco di cui sono pieni i suoi immancabili sigari.

Parliamo di Andrea Camilleri, originario di Porto Empedocle (AG), classe 1925, figlio unico di Carmelina Fragapane e Giuseppe Camilleri.

 

Non tutti sanno che prima di diventare scrittore di romanzi noir dai grandi consensi nazionali ed internazionali, Camilleri ha indossato le vesti di docente, regista e sceneggiatore di opere teatrali e serie televisive.

Bambino nel ventennio fascista e adolescente tra i rombi dei cannoni della seconda guerra mondiale, Andrea Camilleri porta con sé l’esperienza del conflitto e quella visione tragico-paradossale dell’esistenza che ne consegue <<Eravamo sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere, di sangue, di paure>>. Il giovane Andrea è un tipo ribelle e la breve esperienza in un collegio vescovile finisce nel peggiore dei modi: viene espulso perché lancia un uovo contro un crocefisso. La famiglia decide a quel punto di farlo studiare al liceo classico Empedocle di Agrigento. Ha 18 anni nel giugno del 1943: in teoria dovrebbe sostenere la licenza liceale, ma in pratica gli Alleati sono alle porte e il Preside decide di promuovere tutti in base allo scrutinio finale perché di lì a poco la scuola dovrà essere evacuata.

Nel ’44 si iscrive alla facoltà di lettere e l’anno dopo al Partito Comunista Italiano.  È proprio nel ’45 che inizia a pubblicare racconti e poesie, vincendo anche il Premio Saint Vincent. Alla fine degli anni ’40 inizia ad assecondare la sua passione per la cinematografia studiando regia all’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico.

Se il teatro dell’assurdo di Samuel Beckett sbarca in Italia nel 1958 è grazie a lui, che porta in scena “Finale di partita” prima in teatro e poi in tv con attori del calibro di Adolfo Celi e Renato Rascel.

 

Negli anni ’60 molte serie RAI di successo portano la sua firma come delegato di produzione. Si tratta di sceneggiati rimasti indelebili nella memoria del grande pubblico, come il Tenente Sheridan, o le inchieste del Commissario Maigret con il grande Gino Cervi. Nel ’77 diviene sua la cattedra di regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, cattedra che manterrà per 20 anni.

Fin qui una carriera tutta in ascesa, si direbbe, eppure c’è un sogno nel cassetto segreto di Camilleri, rimasto custodito per oltre 10 anni. E’ un manoscritto intitolato “Il corso delle cose” ed ispirato alla visione letteraria del grande maestro Pirandello. Viene pubblicato nel ’78 e non riscuote un grande successo né di lettori, né di critica. Poco male, perché dalla penna di Camilleri due anni dopo nasce la cittadina siciliana di Vigata, ambientazione letteraria di Un filo di Fumo, primo di una serie di romanzi a cavallo tra ottocento e novecento.

 

Seguono oltre 10 anni di pausa, ma quell’immaginaria Vigata è rimasta nel cuore e nella mente di Camilleri, e così decide di dar vita a un personaggio nuovo: un ispettore di polizia dall’aria burbera e dai modi apparentemente cinici, ma che in realtà è ricco di profonda e densa umanità. E un’umanità varia ammanta di intrecci le trame dei nuovi gialli targati Camilleri: da prostitute a borghesi, da venditori di arancini siciliani a indomiti viveur, il Commissario Montalbano diventa in breve un’icona letteraria e una star televisiva grazie all’interpretazione di Luca Zingaretti nella fiction RAI dedicata a quella che diviene la saga di Montalbano.

Dalla Vampa di Agosto al Campo del Vasaio, fino ad arrivare all’ultimo Acqua in bocca, scritto a 4 mani con Carlo Lucarelli (in cui Montalbano interagisce proprio con la creatura letteraria di Lucarelli, l’ispettrice Grazia Negro), i noir di Camilleri si confermano best seller da 70 mila copie ciascuno, tradotti persino in lingua coreana.

 

Ad oggi Andrea Camilleri ha venduto in tutto il mondo quasi 10 milioni di libri. Molti dei suoi titoli sono stati pluripemiati e tradotti in centinaia di lingue. La creatura letteraria che ne ha decretato il successo internazionale è indubbiamente il Commissario Montalbano: talmente illustre e benvoluto da superare quasi la fama del suo padre-autore. <<Montalbano sopravviverà al sottoscritto>>, dichiarò qualche tempo fa il siciliano dall’inconfondibile voce arrochita. Forse voleva lasciare intendere, con un tocco di sana scaramanzia, che ha già in cassaforte l’ultima epopea del suo Commissario e che verrà tirata fuori dopo la sua dipartita. O forse, semplicemente, che è consapevole di quanto l’arte letteraria renda eterni i comuni mortali.

 

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