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Don Dolindo sulle alture delle beatitudini, un dolce libro d’altri tempi

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Nel mare magnum delle pubblicazioni che ogni mese invadono il mercato dell’editoria italiana possono spesso emergere piccoli gioielli, troppo spesso destinati a passare quasi inosservati agli occhi del grande pubblico. Questo assunto è più che mai valido per l’editoria religiosa cristiana, dove è possibile imbattersi in testi di pregevole qualità che meriterebbero una fruizione ben maggiore. E’ senza dubbio questo il caso di Don Dolindo sulle alture delle beatitudini, di Pasquale Rea, per la Effatà Editrice. L’autore, Don Rea, è presbitero diocesano di Napoli e da venti anni parroco della Parrocchia di San Giuseppe dei Vecchi e Immacolata di Lourdes in Napoli, la chiesa dove riposano le spoglie mortali di Don Dolindo. Il testo nasce dunque da una lunghissima frequentazione con i testi e l’opera del Servo di Dio Don Dolindo, di cui Don Rea ha proseguito la lodevole opera pastorale e caritatevole, aprendo nei locali della sua parrocchia la “Mensa di Don Dolindo”, luogo di riferimento per i poveri e i bisognosi del quartiere e di vaste aree della città di Napoli. 

In questo contesto, il testo è figlio diretto di una profonda conoscenza della vicenda umana e pastorale di Don Dolindo. L’idea assolutamente innovativa ed accattivante di Don Rea è quella di non limitarsi a scrivere un testo di mera agiografia, ma di aver prodotto riflessioni teologiche sulla base delle vicende umane e delle opere di Don Dolindo: partendo dal testo delle Beatitudini di Matteo (Mt. 5, 1-12), Don Rea ripercorre ed esamina le virtù umane di Don Dolindo alla luce delle singole parole di Cristo nel suo Discorso della Montagna. Ogni capitolo di questo agile e piacevole lavoro si apre con un rigo delle Beatitudini, corredato da un brevissimo brano di commento preso dai testi di Don Dolindo, quasi un aforisma o una sentenza come quella degli antici profeti, per poi sdipanare in una prosa semplice e chiara il rapporto intercorso tra la beatitudine stessa e il pensiero e le azioni del Servo di Dio Dolindo.

Se ne trasmette un ritratto dolce e originale di questa figura di sacerdote molto amato dalla comunità di fedeli di Napoli, di cui si ricordano le molte virtù e le altrettante vicissitudini della sua vita e del suo rapporto con il Santo Uffizio. 

Non mancano curiosità, anedotti e brevi testimonianze di testimoni oculari della vita di Don Dolindo, e vengono riportate le parole intercorse tra lui e San Pio da Pietrelicna, figura di riferimento della vita di Don Dolindo: la vita dell sacerdote napoletano, nel suo amore per gli ultimi, nel suo impegno istancabile per la vita pastorale, e anche per le sofferenze e le incompresioni più volte patite, ha mostrato a molti profonde analogie con quella del celeberrimo San Pio. 

Il libro, piccolo ed agile, ha il sapore piacevole e dolce delle prediche di altri tempi. Leggendolo, si avverte tutto l’amore dell’autore per questa figura così semplice e buona, Don Dolindo, “figlio del dolore”, che i napoletani più anziani ricordano ancora come “‘O vecchietto d’a Madonna”. Davvero, si può parafrasare Nietzsche che ebbe a dire “Tra un Salmo e un’ode di Pindaro c’è la differenza tra la patria e una terra straniera”! L’amore e la devozione popolare sono davvero la patria del lettore cristiano. E davvero questo libro è patria di chiunque voglia approfondire la storia di un grande testimone della Fede Cattolica e finestra per ricerche e produzioni future. A Don Rea dobbiamo tutti un grazie.

Gianfranco Russo