Print This Post

Ercolano, emozioni da una città sepolta

Ercolano
Ercolano. Colori da una città sepolta
Arsenale Editore 2012
pp. 352
euro 122,40

«Napoli regala da sempre fotografi eccellenti per il confronto costante con i colori della pittura antica». E’ quanto ha affermato l’archeologo e storico dell’arte Fausto Zevi lo scorso 15 marzo, in occasione dell’inaugurazione della mostra Ercolano, allestita nell’atrio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli sino al 15 aprile 2013. La mostra, organizzata in collaborazione con la Direzione del Museo Archeologico e dell’Ufficio Servizio Educativo della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, si compone di diciassette immagini selezionate tra gli scatti realizzati dal fotografo Luciano Pedicini. Le immagini sono state raccolte nel volume Ercolano – Colori da una città sepolta a cura degli studiosi Mimmo Esposito e Maria Paola Guidobaldi, edito da Arsenale Editrice. Il volume rappresenta una sintesi degli elementi salienti della travagliata storia degli scavi ercolanesi, riportando immagini di affreschi, statue, giardini, ambienti ed aree, alcune delle quali non ancora aperte al pubblico. Il libro, che si compone di trentasei capitoli, fornisce una panoramica più che esauriente sull’arte e la vita di Ercolano, degli attimi che precedettero la devastante eruzione del 79 d.c. grazie alla bellezza delle foto che regalano all’osservatore la sensazione di vivere negli ambienti ritratti. Ogni immagine è accompagnata dalle didascalie di Esposito e Guidobaldi che forniscono descrizioni puntuali, suscitando nel lettore il desiderio di recarsi sul posto per vedere ciò che non è stato possibile inserire nel libro. Ercolano – Colori da una città sepolta risulta un volume pregiato, validissimo portavoce per la conoscenza di Ercolano, del cui sito archeologico oggi sono visibili solo cinque ettari. Zevi, Soprintendente alle antichità di Napoli e Caserta dal 1977 al 1982, ha ripercorso la storia degli scavi ai quali diede un grande impulso l’attività di Amedeo Maiuri che operò fino al 1960. In seguito, il lavoro di Zevi dovette concentrarsi su territori considerati maggiormente a rischio quali Pompei, Pozzuoli, Baia e Capua. Per raffigurare siti come la Casa del Bicentenario si dovette ricorrere ad immagini in bianco e nero poiché l’area di Ercolano era in forte decadenza fino agli interventi dell’HCP che, come ha spiegato Valeria Sampaolo, già direttrice della soprintendenza alle antichità di Capua, hanno reso di nuovo visitabili gli edifici, restaurato i pavimenti di singolare pregio ed eleganza, le statue in bronzo e marmo, gli affreschi in stile neroniano. Rispetto a Pompei, crocevia di culture differenti, il sito di Ercolano era abitato da cittadini di medio ed alto livello sociale, le residenze erano più lussuose ma caratterizzate da un’architettura complessa, le insegne di bottega più sobrie. Tuttavia a causa delle numerose emergenze strutturali, l’area archeologica ercolanese è stata trascurata e molto lavoro dovrà ancora essere svolto per penetrare i suoi segreti pittorici ed ammirarne gli affreschi policromi. Attraverso l’arte di Pedicini è, però, possibile immergersi nel silenzio di piscine termali chiuse al pubblico, nella profondità di un mondo interrotto all’improvviso, ricevere l’essenza delle opere e dei luoghi antichi che il fotografo d’arte coglie per poter restituire.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>