Print This Post

Fra Gerusalemme e Roma, incontro ebraico-cristiano nella sinagoga di Napoli

Da sx verso dx: Paolo Ferrara, rav Ariel Finzi, monsignor Francesco Marino

Da sx verso dx: Paolo Ferrara, rav Ariel Finzi, monsignor Francesco Marino

Fra Gerusalemme e Roma, incontro ebraico-cristiano nella sinagoga di Napoli

di Michele Giustiniano e Lucia Antinucci

È stata una serata all’insegna del dialogo fra ebrei e cristiani quella dello scorso 8 ottobre, presso la comunità ebraica di Napoli, in vicolo Cappella Vecchia. Una serata speciale, non solo perché un vescovo, monsignor Francesco Marino, ha varcato la soglia della sinagoga di Napoli, ma anche e soprattutto per l’importanza del documento al centro dell’incontro. La dichiarazione “Tra Gerusalemme e Roma. La condivisione dell’universale e il rispetto del particolare”, adottata  nel marzo  2016  dalla  conferenza  dei  rabbini  europei  e dal  comitato  esecutivo  del consiglio rabbinico d’America, infatti, rappresenta un traguardo epocale nel dialogo tra i cristiani e i loro fratelli maggiori.  Consegnato nell’agosto dello scorso anno a Papa Francesco dai rappresentanti della conferenza dei rabbini europei, del consiglio rabbinico d’America e della commissione del gran rabbinato d’Israele, questo documento, come specificato accanto al sottotitolo, rappresenta un insieme di Riflessioni a 50 anni dalla Nostra Aetate, ovvero una “risposta ebraica” a quella dichiarazione del Concilio Vaticano II (la Nostra Aetate, appunto), datata 1965, che segnò la svolta nei rapporti tra mondo ebraico e Chiesa cattolica, aprendo una intensa stagione di dialogo.

A parlarne, lo scorso lunedì, di fronte ad una nutrita platea di ebrei e cristiani, sono stati rav Ariel Finzi, rabbino della comunità ebraica di Napoli, e Paolo Chaim Ferrara, noto cardiochirurgo ed eminente membro della stessa comunità, impegnato da anni nel dialogo ebraico-cristiano. Ad introdurli, la presidente della comunità ebraica di Napoli Lydia Schapirer, il vescovo di Nola, nonché presidente della commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della conferenza episcopale campana, monsignor Francesco Marino, e la presidente dell’AecNa (amicizia ebraico-cristiana di Napoli) Lucia Antinucci.

Nella sua introduzione al documento, rav Finzi ha sottolineato che la dichiarazione dei rabbini arriva dopo 50 anni dalla Nostra Aetate, perché questo è un momento favorevole, un momento che, per le sue urgenze, non poteva più essere rimandato, anche se precedentemente c’erano già state iniziative analoghe di singoli gruppi ebraici. Al professor Ferrara, invece, è toccato il compito di presentare una sintesi dell’intero documento.

I diversi interventi hanno stimolato la platea, che ha partecipato al dibattito con quesiti ed osservazioni, dando vita così ad un confronto che, partendo dalle feconde suggestioni del documento rabbinico, è andato via via costruendosi in maniera vivace e fruttuosa. Un confronto che deve assolutamente proseguire con iniziative simili, come quelle dell’associazione amicizia ebraico-cristiana di Napoli. Imperdibili occasioni per conoscersi, crescere sempre più come fratelli nel rispetto reciproco e costruire insieme un mondo migliore, secondo l’ideale ebraico del tiqqun olam (lett. “riparare il mondo”).