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Vesuvius 79 d.C., al MAV l’eruzione raccontata da Plinio

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Un’eruzione storica spettacolarizzata in un Museo: VESUVIUS – 79 d.C., l’eruzione raccontata da Plinio è la visita guidata con spettacolo proposta dalla Scabec per OPENart>Campania il 20 e il 21 ottobre 2018 al Museo Archeologico di Ercolano (MAV) nella sua versione 4.0, con nuovi percorsi ed installazioni virtuali. Un appuntamento, nato dal– dichiara dalla collaborazione tra il MAV e la SCABEC. Una serie di iniziative inserite in una strategia complessiva della Regione Campania che ha individuato nell’area di Ercolano e del Vesuvio il centro di importanti progetti di valorizzazione e di sviluppo culturale e territoriale.

L’evento al Museo – Il MAV, nato nel 2003 e gestito dalla Fondazione Cives, ripropone attraverso filmati, animazioni e speciali ricostruzioni in 3d, un sorprendente viaggio tra le strade di Ercolano e Pompei poco prima della fatale eruzione vesuviana del 79: in una stanza con sei pannelli si ammira il panorama dell’area sacra dell’antica città d’Ercole prima che venisse sepolta dall’eruzione, la stessa vista la si può apprezzare attraverso un visore; effetti di luce e di fumo ricostruiscono un attraversamento nella nube ardente che investì l’area nel 79 d.C..Al termine della visita la Space Gallery del museo ospiterà una rievocazione storica dell’eruzione con le celebri lettere di Plinio il Giovane a Tacito attraverso la narrazione di Gianmatteo Matullo archeologo che da anni collabora con le Soprintendenze di Lazio e Campania e con l’Herculaneum Conservation Project. Il racconto si configura come una cronaca avvincente dei fatti accaduti in quella tragica giornata: grazie ad atmosfere visive e sonore, frutto di un mix di teatralità ed effetti digitali, il pubblico sarà trasportato nel vivo dell’evento catastrofico. “Continua così il percorso di valorizzazione dell’eccezionale patrimonio ambientale e culturale vesuviano intrapreso dal MAV” sottolinea il presidente della Fondazione Cives Luigi Vicinanza.

L’evento storico – L’eruzione del 79 d.C è senza dubbio la più nota eruzione del Vesuvio e forse la più nota eruzione vulcanica della storia. Questa è stata descritta da Plinio il Giovane in due famose lettere a Tacito, che costituiscono dei preziosi documenti per la vulcanologia (vedi le “Testimonianze storiche”). Nelle lettere egli racconta della morte dello zio, Plinio il Vecchio, partito da Miseno con una nave per portare soccorso ad alcuni amici. Da qui la denominazione di eruzione pliniana per questo tipo di fenomeno particolarmente violento e distruttivo.In epoca romana, all’inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo e alle sue pendici sorgevano alcune fiorenti città, che si erano sviluppate grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi. Nel 62 d.C. l’area vesuviana fu colpita da un forte terremoto, che provocò il crollo di molti edifici e produsse danni anche a Nocera e a Napoli. All’epoca non fu ipotizzata alcuna relazione tra il terremoto e la natura vulcanica dell’area.Il 24 agosto dell’anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km3 di magma sotto forma di pomici e cenere. Questa fase dell’eruzione si protrasse fino all’incirca alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti. Approfittando nella notte di una apparente pausa nell’attività eruttiva, molte persone fecero ritorno alle case che erano state lasciate incustodite. Ma furono sorprese nella mattinata dalla ripresa dell’attività durante la quale si verificò il collasso completo della colonna eruttiva, che determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione totale dell’area di Ercolano, Pompei e Stabia.Nella parte terminale dell’eruzione, avvenuta probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti, mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell’atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.L’eruzione ebbe inizio intorno all’una del pomeriggio del 24 agosto con l’apertura del condotto a seguito di una serie di esplosioni derivanti dall’immediata volatizzazione dell’acqua della falda superficiale venuta a contatto con il magma in risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano.

 

Plinio il Giovane, nella prima lettera a Tacito, così descrive così l’inizio dell’eruzione e lo sviluppo della colonna eruttiva, che egli, insieme allo zio, osserva da Miseno: «Era a Miseno [Plinio il Vecchio] e, presente, governava la flotta. Il 24 agosto era trascorsa appena un’ora dopo mezzogiorno e mia madre gli mostra una nuvola che allora appariva, mai vista prima per grandezza e figura. [...] La nube si levava, non sapevamo con certezza da quale monte, poiché guardavamo da lontano; solo più tardi si ebbe la cognizione che il monte fu il Vesuvio. La sua forma era simile ad un pino più che a qualsiasi altro albero.
Come da un tronco enorme la nube svettò nel cielo alto e si dilatava e quasi metteva rami. Credo, perché prima un vigoroso soffio d’aria, intatto, la spinse in su, poi, sminuito, l’abbandonò a se stessa o, anche perché il suo peso la vinse, la nube si estenuava in un ampio ombrello: a tratti riluceva d’immacolato biancore, a tratti appariva sporca, screziata di macchie secondo il prevalere della cenere o della terra che aveva sollevato con sé…».