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Il Signore mandò la peste in Israele? Coronavirus e teologia, la fede si interroga

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Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato (2 Sam 24,15).  La fede fa domande: terza puntata di successo per il programma televisivo È scesa la sera? La fede si interroga nella tempesta dell’epidemia, prodotto dalla sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ed andato in onda il 22 maggio, alle ore alle ore 19.15, sull’emittente nazionale Padre Pio Tv (canale 145 del digitale terrestre; 445 di TivùSat; 852 di Sky; scaricando l’app “Padre Pio Tv” per gli smartphone – sia iOS che Android – e in streaming internet sul sito www.teleradiopadrepio.it). Incontro-confronto che ha visto partecipi, insieme agli autori-teologi Michele Giustiniano e Carmine Matarazzo, don Gaetano Castello, preside della PFTIM e delegato della Diocesi di Napoli per il Dialogo ecumenico e Interreligioso, il biblista professore Ernesto Borghi e don Edoardo Scognamiglio, docente della PFTIM, sezione san Tommaso. Puntata ad alta densità teologica ed ecumenica, che ha visto riflettere anche su come la parola di Dio deve ritornare al centro delle chiese e della case.

Punizione divina?  - Nel giro di poche settimane, l’umanità intera è improvvisamente precipitata in una situazione di paralisi, senza sapere bene come ne sarebbe uscita. Non è stato facile accogliere e leggere nemmeno nella fede questa durissima prova. Tra il confuso vociare di queste settimane è rispuntata la tesi del Dio che castiga, o del coronavirus come “avvertimento” divino. Non è certo possibile, in poche righe, spiegare che il linguaggio del castigo non può essere né strumentalizzato, né parimenti facilmente liquidato. I profeti di sventura proclamano che la pandemia che stiamo vivendo è una punizione di Dio adirato contro un mondo peccatore ed, insieme ai moralisti del «te l’avevo detto», sembrano indiscutibilmente convinti che la crisi Covid-19 rientri in un modello biblico di castigo o rimprovero divino. Monsignor Gaetano Castello, ha detto che: «una risposta fondamentale la troviamo subito dopo il diluvio, quando Dio fa risplende l’arcobaleno, che ci auguriamo possa risplendere anche per la pandemia, sul quale Egli stesso conta,  perché, il suo apparire, ricorderà la Sua alleanza eterna con l’umanità, nel non distruggere più l’uomo con un suo gesto». La Chiesa è, quindi, chiamata a non assecondare una cultura dominante, intrisa di paura, di accuse, di chiusure e d’isolamento. Se il mondo offre una visione del futuro costruita sulla paura, la Chiesa, invece, ispirandosi alla Bibbia, deve offrire una prospettiva diversa, animata e fondata sulla certezza della ri-nascita. Nella sua straordinaria benedizione Urbi et Orbi del 27 marzo scorso, papa Francesco, ribaltando la tendenza a vedere la crisi come un giudizio di Dio, rivolgendosi al Signore dall’interno del nostro mondo colpito dal Covid-19, ha detto: «Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».

La Parola – Argomento di discussione: la sacramentalità, fondamentale nel cristianesimo, data  dall’incontro, reale e fisico, con la persona di Gesù. La Parola di Dio, consegnata nelle Scritture ed espressa nella creazione e nella storia della salvezza, ha una sua intrinseca energia sacramentale, in quanto è il suo ascolto a generare la fede. «Occorre, in questo tempo di navigazione, avere un’attenzione globale verso la Bibbia e la pastorale. È questo il momento – ha dichiarato il biblista Ernesto Borghiin cui è chiamata in gioco la fede dei discepoli; una fede adulta che si interroga su cosa bisogna fare per essere effettivamente attenti a Dio nella vicinanza con i fratelli». Nel tempo di Coronavirus, l’essere cattolici significa, quindi, vivere in una dimensione intermedia, fra esclusività della parola e oggettivazione del gesto; e l’acquisirne coscienza e conoscenza, potrà far ritrovare l’umanità in un nuovo inizio.

Lampada per i miei passiLa lampada e la luce sono i punti di riferimento della bussola, strumento indispensabile che ciascun dovrebbe cercare, al fine di dare senso e valore alla propria esistenza, soprattutto nei momenti difficili. L’ascolto della Parola di Dio è ascolto di Dio, nel senso che è relazione tra persone che non solo parlano, ma si parlano, non solo comunicano ma si comunicano. C’è, per così dire, uno scambio reciproco per cui l’uno è ospitato dall’altro nella condivisione e comunione dei propri vissuti. «La fede non fa vedere ma camminare, in questo tempo di pandemia occorre aiutare le comunità cristiane a riscoprire il primato della parola, Dio che cammina con noi attraverso il Vangelo – padre Edoardo ScognamiglioQuando la nostra vita è minacciata è fondamentale la prossimità; quando la vita è in pericolo si sente il bisogno di essere accompagnati. La fede è fidarsi della presenza di Dio che avviene anche attraverso l’altro. Sì, è la fede che ci fa camminare, ci accompagna verso l’altro, in un senso di comunità».

«La fede che Gesù chiede è una fede di vicinanza e di concretezza. Noi verso gli altri e gli altri verso noi, nell’essere vicini con una attenzione che materializzi l’amore di Dio per gli esseri umani», professore Ernesto Borghi.